Riaperta dopo il restauro la sala Mario Napoli che accoglie una delle tombe più famose dell'antichità. Nel nuovo allestimento viene affiancata alla tomba delle Palmette che rivela come quel tipo di decorazione fosse utilizzato localmente.
Torna a Paestum l'immagine simbolo di tutti gli scavi dell'antica Poseidonia: la lastra della tomba del tuffatore. Dopo la "tournée" tra Milano e Napoli, nella mostra Mito e Natura, torna a casa l'opera che racconta il rapporto vita/morte in modo profondo: un uomo, giovane, colto nell'attimo in cui è sospeso tra il mondo umano, rappresentato simbolicamente dalla rappresentazione dell colonne di Ercole, e il mondo dell'Oltre, rappresentato dall'acqua dove sta per tuffarsi. Un capolavoro datato 480/70 a.C., una lastra che chiudeva la tomba affrescata nelle altre pareti interne con scene da un simposio, un banchetto maschile, tra vino, musica e piaceri come il gioco del kottabos, che rendeva vincitore chi riusciva a lanciare la goccia di vino del fondo della propria coppa direttamente nella coppa del compagno.
Torna a casa, quindi ma la novità è che viene accolta in una struttura rinnovata: grazie al contributo economico dell'azienda Vannullo di 25mila euro è stata infatti restaurata la sala Mario Napoli dove da sempre è stata collocata. E con la sala, dotata ora anche di sistema di allarme a protezione dell'opera, è stata restaurata anche la fontana realizzata da Carlo Alfano, che si trova nello spazio esterno antistante.
Con il ritorno della lastra il direttore del museo Gabriel Zuchtrigel aveva promesso di svelare un mistero sulla storia di questa tomba. Un annuncio mediatico che ha creato aspettative notevoli e che, però, di fatto riguarda più che una novità scientifica, un modo di valorizzare scoperte che risalgono a oltre dieci anni fa. L'archeologa Marina Cipriani, già direttrice del museo, negli scavi aveva scoperto la presenza di una tomba, detta delle 'Palmette', di una giovane donna, che ripropone la stessa decorazione della cornice della tomba del tuffatore. Un dato che farebbe superare la dualistica posizione sulla paternità greca o etrusca della tomba e aprirebbe all'esistenza di una produzione locale, paestana, che utilizza quel modo di decorare le tombe.
La tomba del tuffatore risale, infatti, all'inizio V secolo e, quindi sarebbe un unicum per il mondo greco visto che non si ritrovano affreschi dell'epoca. Un'altra ipotesi sottolinea che il racconto di un simposio, di chiara ispirazione etrusca, deve rimandare a una manovalanza etrusca. Ma la tomba delle Palmette, che è di vent'anni antecedente a quella del tuffatore, insieme ad altre tombe che si trovano nella zona esterna a nord di Paestum, fa capire che quel modo di decorare doveva essere più diffuso di quanto si pensasse. L'ipotesi più plausibile è che quelle tombe, tutte extraurbane, fossero espressione di un'èlite di abitanti del tempo. Per approfondire saranno oggetto di indagini archeometriche al più presto.
Una festa per tutti il rientro dell'opera che tutti i turisti della zona vogliono vedere, ma che si accompagna a promesse di altre novità. Il direttore Zuchtrigel ha intenzione di impegnare i fondi per poter modificare ancora l'allestimento del museo, ampliarlo dal preistorico al medioevale, magari impegnando altre strutture. Mentre con spirito filantropico, l'imprenditore Antonio Palmieri dell'azienda Vannullo promette di sostenere, con altri fondi, altre azioni di valorizzazione delle bellezze archeologiche e storiche della terra di Paestum.