Riapre la sezione del Museo Archeologico partenopei, seconda per importanza in Italia e chiusa per lavori dal 2010
E' decisamente l'evento culturale dell'anno, almeno per quel che riguarda il mondo antico. Dopo sei anni di chiusura forzata, legata alla necessità di lavori alle sale, riapre la sezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedicata all'antico Egitto, ma in un rinnovato allestimento. L'inaugurazione, la restituzione alla città la sera del 7 ottobre, in linea con la nuova visione del museo data dal direttore Paolo Giulierini, è stata una festa con grande partecipazione.
Si tratta di oltre 1500 reperti che il Real Museo Borbonico accoglie precisamente dal 1821, da quando il marchese Michele Arditi, direttore del Museo, ha realizzato il "Portico dei Monumenti egizj", inizialmente esponendo il Naoforo e le Isidi Farnese, reperti egiziani ed egittizanti trovati in Campania e la raccolta egiziana ereditata dalla presenza francese in città. Nel tempo poi vennero aggiunte le opere della collezione settecentesca del cardinale Stefano Borgia, dei viaggiatori Drosso-Picchianti nel 1828 (legati alla complessa storia del rapporto tra Giuseppe Picchianti, la vendita, la donazione e il suo ruolo di custode), i 13 reperti del dottore inglese James Edward Hogg (1833), i 22 reperti donati dal medico chirurgo, viaggiatore, e corrispondente della Gazzetta Universale di Amburgo Carl Wilheilm Schnars (1942).
L'allestimento prevede sei sale organizzate in maniera tematica e la prima racconta proprio la storia delle collezioni. Un viaggio possibile in una dimensione lontana che vive e rivive in codici culturali, iconografici, linguistici diversi da quelli a cui siamo abituati. Che racconta nel tempo il rapporto con il mondo egizio, il gusto legato a quel mondo, il senso del collezionismo nel '770 e nell'800, e il senso dell'arte egittizzante, che imita, copia e fa rivivere in un 'falso' dichiarato, l'antico Egitto. Ad aprire la sezione, il Naoforo di Uahibramerineit del VII-VI a.C. fedele del dio Osiride famoso per essere il primo reperto appartenente ai Farnese giunto nel museo di Napoli nel 1803. Accoglie tutti e invita tutti a vivere un percorso tutto da assaporare.
Imperdibili molti reperti. Come la statua chiamata "dama di Napoli", che in realtà rappresenterebbe un funzionario, risalente al 2686 - 2813 a. C., la più antica presente al Mann. Il monumento di Amenemone una scultura con 22 figure che raccontano tutta la famiglia e i legami con il defunto, la testa di Alessandro della metà del IV secolo a.C.,le fantastiche steli delle tombe. Le mummie, gli uscebiti (immagini che lavorano nell'aldilà per il defunto), il coccodrillo imbalsamato con tanto di bende, caso unico e raro e con due piccoli di coccodrillo: un percorso che racconta il rapporto tra vita e morte com'era inteso nell'antico Egitto, e come è ben descritto anche attraverso il processo di mummificazione. La religione, i culti, i misteri e poi immancabile la scrittura, i papiri, la magia di questo mondo da sempre. Una novità poi nell'ultima sala, con l'esposizione di oggetti rinvenuti nella Campania romana, nelle città vesuviane, come Capua, Ercolano, Suessola, Calatia, Pompei.
Lo scrigno di questo mondo antico, tenuto tanto tempo chiuso, viene riaperto, pronto a nuova vita culturale ed a rilanciare nel mondo il museo Archeologico di Napoli. Con questo nuovo allestimento, grazie anche ai fondi avuti e utilizzati solo in parte per il restauro delle sale, sarà possibile iniziare anche un percorso di studio ulteriore. Come ha annunciato durante la presentazione la dottoressa Valeria Sampaolo, ci sono finanziamenti per approfondimenti scientifici: ad esempio nel caso del coccodrillo mummificato, unico di cui è rimasto il bendaggio, si potrà sapere di più su come è stato cucito.
Ma le novità del museo non finiscono qui. Vista in anteprima e solo per un giorno, bisognerà aspettare il prossimo marzo per poter assaporare la sezione epigrafica e ora in allestimento: l'emozione delle iscrizioni dei Praedia di Giulia Felice di Pompei, a quella di un'opera con scrittura micenea saranno a disposizione di tutti, studiosi, napoletani e turisti.
Il nuovo allestimento è stato curato con la collaborazione delle docenti dell'Università degli Studi L'Orientale e della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino. Una sezione che, promettono, resterà sempre aperta, nonostante e oltre la complessa turnazione della gestione delle sale del Museo Archeologico. Tutto l'allestimento è stato pensato anche per i più piccoli. E, per una maggiore divulgazione, è stato pubblicato il libro Nico alla scoperta del Mann, in cui il protagonista Nico va al Museo e cerca di farsi aiutare dagli Egiziani per risolvere un problema di matematica. Edito da Electa, rientra nel progetto Obvia ed è stato realizzato da Blasco Pisapia.