Teatro

L'uomo con la macchina da presa

L'uomo con la macchina da presa

Il film di Dziga Vertov con il ritmo delle sue immagini ispira le improvvisazioni dal vivo di Ciro Longobardi.

Immagini e musica dal vivo, nuovo appuntamento con la sonorizzazione dal vivo di un film storico. Venerdì 27 maggio all’ex Asilo Filangieri di Napoli, dalle ore 21.30, per il ciclo Mutiazioni all’Asilo, il pianista Ciro Longobardi improvviserà dal vivo sulle immagini del film L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov.

Le note di Ciro Longobardi, tra piano ed elettronica, accompagneranno, seguiranno e cercheranno di raccontare in musica il film capolavoro indiscusso del movimento del Konoglaz, Cineocchio, avanguardia sovietica di cui Vertov è stato promotore.

Al centro del percorso in immagini un capolavoro del 1929 dal chiaro valore rivoluzionario basati sull'idea che tutti i mezzi cinematografici hanno la “possibilità di rendere visibile l’invisibile, di rendere chiaro ciò che è oscuro, palese ciò che è nascosto, di smascherare ciò che è celato, di trasformare la finzione in realtà, di fare della menzogna verità”.  Un film in cui Vertov annuncia di utilizzare un linguaggio cinematografico assoluto e universale, completamente indipendente dal teatro e dalla letteratura e senza utilizzo di didascalie, sceneggiatura, set, attori e che si realizza in riprese innovative, oblique, salti di scena, freeze frames.

Le musiche originali di Ciro Longobardi si sviluppano seguendo il ritmo del film, partono da temi musicali sviluppati attraverso l’improvvisazione coerentemente con la velocità delle immagini del film ed eseguite all’Ircam Prepared Piano. Le note inseguono la velocità variabile delle immagini girate, e dialogano con il ritmo particolare e serrato del montaggio organizzato in geniali, ed avveniristiche per l’epoca, sequenze polimetriche.  

Il racconto, tra musica e immagini, ha come protagonista un cineoperatore che si aggira per una città russa, riprendendone la vita, dall’alba al tramonto: la città si sveglia, e con lei le persone, le strade, i mercati, mentre l’uomo con la macchina da presa arriva fin dentro le case. A sera, dopo che anche la spiaggia si è sfollata, la macchina da presa sfugge alle mani dell’operatore e improvvisa un ironico balletto in una sala cinematografica: a ritmo accelerato si rivede tutto il materiale girato. Girato a Odessa, Kiev e Mosca, come fossero un’unica città, colpisce dopo ottanta anni per l’originalità del soggetto: l’operatore e la sua macchina da presa. Insieme alle scene di vita quotidiana è lo stesso operatore ad essere ripreso, con lui la montatrice del film che con il suo lavoro arresta, registra, classifica il corso degli eventi.

Un film ricco di riprese innovative e giochi di montaggio, doppie esposizioni, salti di scena, riprese oblique, slow motion, freeze frames, a cui si aggiungono le spericolatezze dello stesso operatore per la realizzazione di riprese bizzarre. La colonna sonora originale interagirà con il flusso delle immagini sia in analogia che in contrasto con il ritmo interno della pellicola. Era così chiara la valenza innovativa e la carica eversiva del film e della visione di Vertov che, distribuito quando ormai Stalin aveva consolidato il suo potere, furono bandite dal regime.

La peculiarità di questo capolavoro è quella di essere sia un film che un manifesto teorico - spiega Ciro Longobardi - Come denuncia lo stesso regista nei titoli di testa, in cui dichiara di voler creare un linguaggio cinematografico assoluto e universale, completamente indipendente dal teatro e dalla letteratura e senza ricorrere all’ausilio di didascalie, sceneggiatura, set, attori. Credo che il carattere rivoluzionario di questa affermazione sia evidente”.