Una coreografia personale e intimista ispirata ai desaparecidos argentini e alle Madres de Plaza De Mayo.
Emilia Guarino porta in scena una coreografia personale e intimista ispirata ai desaparecidos argentini e alle Madres de Plaza De Mayo (oggi tutte fra i 70 e gli 80 anni). Tre danzatrici e un danzatore mettono in scena il regime militare, le 30 mila persone torturate e uccise in carcere e poi fatte sparire, o gettate in mare dagli elicotteri militari, e la marcia delle loro madri il 30 aprile 1977 (e da allora ancora oggi) per chiedere d'onde al regime di quelle scomparse.
La coreografia restituisce l'eco storico-emotiva di quei fatti, una sopravvivenza della memoria e della storia che raccontano quei fatti restituendone il portato universale. I cadaveri nei sacchi, il militare-marionetta che ride ebete, tre presenze femminili che ora evocano le vittime ora le madri coraggiose che non si sono rassegnate al silenzio, nella riscoperta di una umanità solidale dove la coreografia riscrive reazioni emotive e movimenti del corpo, in una restituzione coreografica che non è un pretesto ma l'essenza che muove l'afflato coreutico.
Né memento né occasione per parlare d'altro Que solo quiero despertarte ("che desidero solo risvegliarti") è una coreografia che ha nella danza la sua ragione d'essere e nella danza affronta dei temi storicamente delicati e forti, non per risvegliare una memoria ma uno spirito di lotta, un risveglio da quel sonno della coscienza che ha sempre generato mostri.
Forse carente dal punto di vista musicale, con una partitura che ha il pregio di non farsi emotiva né di commento ma che non diventa mai davvero cuore dinamico dei movimenti Que solo quiero despertarte è un lavoro che merita attenzione e apprezzamento. E il pubblico del Fringe non si è lasciato pregare.