Teatro

Si conclude il il Festival del Settecento Napoletano: focus su Paisiello

Si conclude il il Festival del Settecento Napoletano: focus su Paisiello

Un omaggio al genio del '700 napoletano in programma per l'ultimo appuntamento alla Domus Ars di Napoli.

Alla Domus Ars si conclude il Festival del Settecento Napoletano con un omaggio al genio di Paisiello. Nel cuore pulsante della Napoli antica, a pochi passi da piazza S. Domenico, il centro culturale Domus Ars ha ospitato il concerto finale del Festival del Settecento Napoletano. La serata, interamente dedicata al genio musicale di Giovanni Paisiello, ha visto avvicendarsi sul palcoscenico giovani talenti campani che si sono relazionati e confrontati in diverso modo con l’Orchestra da Camera di Napoli. Protagonista della serata e vero “cicerone” del nostro settecento musicale si è dimostrato il maestro Enzo Amato, musicista impegnato da tempo nella divulgazione dei massimi maestri della Scuola Napoletana ed autore di un testo che costituisce una summa antologica di tante ricerche specifiche sui repertori meno frequentati in questo campo, ovvero «La musica del Sole».

Il concerto volto soprattutto ad offrire ad un pubblico il più vasto possibile un’idea verosimile della grandezza e varietà costruttiva del compositore tarantino, ha permesso a molti che poca confidenza hanno con tale musica di accostarsi all’opera del grande maestro, certamente da annoverare tra i massimi rappresentanti della Scuola Napoletana. Fra i brani eseguiti sono da citare la sinfonia dal dramma “Alcide al Bivio”, opera scritta su libretto di Metastasio nel 1780 e la “preghiera di Filtea” dal dramma “I Pittagorici” scritto nel 1808 su libretto di Vincenzo Monti e messa in scena al Teatro San Carlo di Napoli, interpretata in questa occasione dalla giovane e talentuosa Clemy Regina. Proprio di quest’opera ci è giunta una recensione dell’epoca del Monitore Napoletano che tende a sottolineare l’intelligenza compositiva di Paisiello, capace di dare corpo alla sua musica senza sovrastare l’arte del Monti, ed  anzi addirittura “fasciandone” i suoni, quasi sottomettendosi allo scrittore per far emergere la purezza della poesia. La giovane soprano Imma Valeria Caputo ha poi eseguito “Nel cor più non mi sento“ dall’ opera La Molinara, e l’affascinante aria “Voglio ognor que mon marì“ dalla commedia «Il Duello Comico» del 1774.

Un interessante contributo alle performances dei giovani musicisti è stato dato dal bravo Carlo Faiello che ha eseguito in accordo con Enzo Amato il famoso Inno dei Sanfedisti per voce sola e chitarra quasi a voler sintetizzare le diverse voci di un periodo così travagliato come quello della Rivoluzione Partenopea, e volendo inoltre contestualizzare la figura storica di Paisiello uomo ed artista. A far da contraltare all’inno sanfedista è stata l’esecuzione dell’Inno Borbonico diretto da E. Amato ed eseguito dall’ Orchestra da Camera di Napoli. Sono da segnalare ancora le voci del tenore Filippo Sica che ha interpretato tra l’altro l’aria “Saper bramate“ dal Barbiere di Siviglia ed il giovane pianista Lorenzo Traverso, dal tocco già preciso e brillante pur essendo ancora adolescente. Il concerto si è chiuso con una esibizione dell’Ensemble Cameristico del Liceo Imbriani di Avellino diretto dal promettente Vincenzo Ferrante, con Alessandra Squarcio come solista all’oboe.

Nel complesso l’esibizione dei diversi artisti è stata molto apprezzata dal pubblico; va certamente lodata la grande passione e la preparazione dei musicisti, la cui gioventù comporta necessariamente anche qualche imperfezione, e l’idea laboratoriale del festival stesso, che proprio per un preciso intendimento di Amato vuol costituire uno stimolo a frequentare tale tipo di studi ed approfondire autori purtroppo poco conosciuti dal grande pubblico ma che fecero la storia e la gloria, in tutti i sensi, della città di Napoli, ancora tanto magnetica per i turisti di tutto il mondo e sempre ricca di tesori e stimoli creativi per chi ha la sensibilità di volgere lo sguardo verso un'epoca sulla quale troppo spesso prevale invece la leggera patina del tempo o una distratta incuria.