Teatro

Speciale Fringe 2013

Speciale Fringe 2013

OSCILLAZIONI

Oscillazioni racconta un momento della vita di un uomo, che dopo sette anni di divorzio, si accinge ad andare a cena dalla ex-moglie per conoscere il figlio che è stato la causa della separazione.

Parlando tra sé l'uomo si giustifica delle scelte fatte allora, criticando quelle della moglie, che accusa di averlo obbligato a una paternità che lui aveva chiaramente detto di non volere, elencando le ragioni per cui non ha mai voluto diventare padre mostrando una insofferenza per come l'infanzia e per come l'infanzia viene irregimentata sin dalla nascita, attraverso una critica dal gusto anarcoide insofferente delle costrizioni ed educazioni statali, arrivando a citare brani di articoli di giornali nei quali i figli che dovrebbero sostenere madre e padre nella loro vecchiaia li uccidono per il danaro con l'ausilio di diverse armi.

Armi che trovano posto nella borsa con cui l'uomo si è presentato in scena e con la quale andrà alla cena...

Una scrittura dal lessico felice e indovinato, un testo, di Vitaliano Trevisan,  che mostra nell'orrore della violenza figlicida del protagonista e in quella parricida dei figli citato dagli articoli di giornale tutta la normalità della violenza, avendo la felice intuizione di non fare di questi uomini violenti, padri e figli,  dei mostri fuori dalla società ma delle persone qualunque appartenenti in toto alla società dei normali, una constatazione sulla quale lo spettacolo ci chiama tutti e tutte a ragionare.

Il testo di Trevisan trova in Daniele Tammurello, che firma anche la regia,  l'interprete ideale. Tammurello nonostante venga interrotto per ben due volte per dei banali problemi tecnici - in 34 anni che andiamo a teatro non ci è mai capitato di veder interrompere uno spettacolo e farlo ricominciare  da capo (?!) per un microfono che non funziona - riesce comunque a trovare la serenità per restituire la tenerezza e la sprovvedutezza dell'uomo con una arguta sensibilità attoriale rendendo così la spontanea violenza del personaggio che interpreta ancora più terribile proprio perchè non maligno.

Un testo duro nella sua spietatezza che sa fare male quel tanto che basta per sottrarsi alla fascinazione del personaggio restituendo sempre la miseria di una umanità lasciata a se stessa e sola (dopo il divorzio l'uomo ha conosciuto solamente prostitute) e che rimane in mente come esempio squisito di teatro di riflessione collettiva su comportamenti e idiosincrasie della nostra contemporaneità.

L'unico teatro che valga davvero la pena di fare e di vedere.