Teatro

TOTEM ARTI FESTIVAL, una festa delle arti a Pontelagoscuro

TOTEM ARTI FESTIVAL, una festa delle arti a Pontelagoscuro

Si è conclusa con successo la tre giorni di musica, arte e spettacoli del Totem Arti Festival, una festa che da quattro edizioni anima il Teatro Cortazar e il Parco Salomoni di Pontelagoscuro.

Sulla sponda destra del fiume Po, in provincia di Ferrara, c’è una località che si chiama Pontelagoscuro, dove, da quattro anni a questa parte, a primavera, si svolge il Totem Arti Festival. È una festa, animata da artisti, attori, musicisti che concludono la ricca stagione di spettacoli e attività formative del Teatro Nucleo, storica compagnia italo-argentina fondata nel 1974 da Cora Herrendorf e Horacio Czertok, che ha sede qui, al Teatro Julio Cortazar.
Dal 3 al 5 giugno, il teatro e l’adiacente parco hanno ospitato spettacoli per bambini e per adulti, laboratori, concerti ma soprattutto un numeroso e vario pubblico che ha partecipato ai tre intensissimi giorni di Festival. Protagonista di questa edizione è “l’atto performativo quale strumento di coinvolgimento e inclusione, sul teatro come lente di ingrandimento e di elaborazione della società contemporanea”.

Durante la prima giornata, il pomeriggio scivola veloce con Quadri di un’avventura, performance conclusiva dei laboratori teatrali per bambini a cura del Teatro Nucleo e del laboratorio Cronopios, e con Sdisordine, dove i più piccoli restano rapiti dai numeri di giocoleria, equilibrismo e acrobatica di Henri Camembert, giovane componente del collettivo di circo contemporaneo Laden Classe.

Da sempre il Teatro Nucleo presta particolare attenzione a progetti pedagogici e di formazione che vanno anche al di là del territorio, così la scelta di portare due performance di Corpo e azione in rete che mostrano i risultati di gruppi e laboratori provenienti da realtà inter-regionali -Faenza, Ferrara, Riccione, Verona, Forlì- che, in rete, collaborano. Con Rimbalzi, la compagnia Iris di Valentina Caggio e Paola Ponti mostra una sorta di rito, in cui i performer, vestiti di bianco, attraversano varie fasi riconoscibili come l’incontro, la caduta, lo scambio, il dono, il tempo. È nel movimento, scandito dai secondi, che ci si riconosce. È nella resilienza che gli uomini si rialzano, dopo la caduta. Bestiario universale, performance del collettivo Elevator Bunker a cura di Matteo Maffesanti pone domande sulla diversità, citando l’omonimo testo del Professor Revillod che descrive con ugual efficacia scientifica animali reali e bestie inventate. E la sfida è quella di trovare un equilibrio, un nuovo linguaggio comune, al di fuori delle convenzioni, nuovi metodi di convivenza in un tempo che non appartiene più solo all’uomo ma che diventa universale.
La sera è dedicata allo spettacolo Il migliore dei mondi possibili di Magdalena Barile, commedia filosofica per quattro giardiniere, ispirato al Candido di Voltaire. Firmano la regia Simona Arrighi e Sandra Garuglieri che, in scena con Luisa Bosi, Laura Croce interpretano quattro attrici/cortigiane segregate in un giardino bellissimo, fuori dal mondo e dal tempo. Suonano, sorridono e recitano ogni sera per la loro padrona, Madame. Abitano il ‘migliore dei mondi possibili’, “il giardino dell’uguaglianza e dell’ottimismo” ma questo mondo artificioso ben presto inizia a sgretolarsi, le certezze diventano dubbi e cominciano a manifestarsi le verità celate. A poco a poco i drammi personali delle quattro protagoniste vengono svelati assieme ai drammi collettivi. Il migliore dei mondi possibili è un invito a riflettere sull’uguaglianza e sulla responsabilità di ognuno nei confronti di se stessi e degli altri, sulla possibilità di scegliere e sulla libertà.

La seconda giornata vede la compagnia ferrarese Officina teatale A_Ctuar - formata da Sara Draghi, Massimo Festi, Elena Grazzi, Lauro Pampolini, Arturo Pesaro, Manuela Santini - portare in scena in prima assoluta una nuova produzione per bambini: F_rankenstein, ispirato al romanzo di Mary Shelley. Un allestimento semplice e ben strutturato che riprende in chiave moderna i temi del romanzo originale: la diversità, la solitudine, la società, la paura, il dolore, il potere e la tecnologia. Il mostro generato dalla follia di uno scienziato è senza nome, solo, abbandonato da tutti. Lo spettacolo dipinge un mondo freddo in bianco e nero, dove solo la diversità è ‘marchiata’ da colori, quei colori che il mostro ritroverà in una nuova famiglia di persone simili a lui.
Lo spettacolo serale, Citizen X, di Manuela Rossetti, porta in scena i paradossi e le incongruenze della società attuale che non dà spazio ad una generazione rimasta in un limbo lavorativo. Antonella Civale è il ‘cittadino x’, di 35 anni, disoccupato: attraverso una serie di tentativi, colloqui, frustrazioni, esclusioni, con ironia e irriverenza, interpreta cinque disoccupati, cinque solitudini disperse in un mare di problematiche che lasciano l’amaro in bocca.

Il terzo e ultimo giorno si apre con la performance Il mondo dei grandi, del gruppo Nati dal nulla, composto da ragazzi dai 10 ai 13 anni, guidati da Massimiliano Piva. Lo spettacolo indaga il delicato rapporto genitori-figli, i loro contrasti, le loro paure inespresse e le rivela, così da concedere ai genitori quell’opportunità di crescere e conoscere se stessi, grazie alla capacità di vedersi attraverso gli occhi dei propri figli che fanno loro da specchio. A seguire, la storica compagnia del Teatro Potlach di Fara Sabina, mette in scena lo spettacolo per bambini Direttori d'Orchestra, dove due clown dai nasi rossi si inseguono, scherzano, litigano e fanno pace, scanditi dalle Quattro stagione di Vivaldi.

A concludere il festival, lo spettacolo firmato Teatro Nucleo, Tenebra, liberamente tratto da Cuore di tenebra di J. Conrad ci trasporta in mondi tridimensionali, dove lo spazio è un ring in cui i personaggi sono prigionieri di barriere invisibili. La regia è firmata da Davide Della Chiara e Natasha Czertok, protagonisti, assieme a Lorenzo Magnani, di un’ora di ‘follia’ visiva e uditiva. La tridimensionalità si avverte, oltre che nello spazio, anche nel tempo, scandito da un costante ed originale tappeto sonoro musicale, che diventa il terzo protagonista dello spettacolo. L’atmosfera è sterile, la scena composta da una grossa porta blindata - spazio liminare tra esterno e interno, tra lucidità e follia- da un appendiabiti, da una televisione e da un divano: un salotto decadente e invivibile che nasconde i suoi scheletri. La superbia dell’uomo civilizzato si manifesta, come esempio universale, nei comportamenti di Kurtz, che, diversamente dal romanzo di Conrad, non muore durante il viaggio di ritorno dall’Africa e continua a vivere, apparentemente, una vita normale. Con l’arrivo di Marlow che oltrepassa la porta, il limen, la situazione precipita, mettendo a nudo, in un confronto/scontro, i crimini e le anime dei protagonisti. La tensione resta costante per l’intero spettacolo ed ‘esplode’ verso il finale in un delirio di pazzia. La colonizzazione e l’imperialismo Ottocentesco come i nostri profughi, oggi, altro non sono che l’esito di egemonie e giochi di potere, in mezzo all’indifferenza collettiva di un’opinione pubblica ormai abituata ad un genocidio quotidiano, più propensa a nascondere piuttosto che a manifestare il proprio dissenso perché “la realtà è di cattivo gusto”.

Per l’intera durata del festival si sono esibiti gruppi e musicisti come Officine Duende, Danilo Vignola & Giò Didonna, Elli de Mon, i Cut e i Jackson Pollock proposti da Radio Strike, web radio indipendente di Ferrara, ed è stata allestita la mostra "Sahara Occidentale e Palestina. Due popoli occupati", a completamento dell'intero programma del festival.