Teatro

Un'altra pietra sul ponte della musica antica: Jordi Savall, le Folias e i Celti

Un'altra pietra sul ponte della musica antica: Jordi Savall, le Folias e i Celti

Il Maestro catalano, accompagnato dallo storico gruppo Hespèrion XXI, stavolta affronta Folias & Canarios, con un programma che spazia fra le Folias Antiguas e le Tradizioni celtiche nel Nuovo Mondo.

Uno sguardo che amplia l'orizzonte delle consuetudini tecniche e dei significati espressi dalla musica per come si è oggi abituati a considerarla; uno sguardo anche socialmente necessario, in tempi in cui sembra particolarmente importante ricordare quanto sia utile la memoria e l'attualizzazione di quella osmosi fra le culture il cui cammino, nei secoli scorsi, ha partorito l'insieme (e lo stare insieme) delle civiltà: il ritorno a Napoli del Maestro catalano Jordi Savall, protagonista assoluto della scena musicale internazionale, accompagnato dallo storico gruppo Hespèrion XXI, ha un sapore particolare, quello che apre ormai da decenni le menti degli ascoltatori attenti alla musica cosiddetta popolare, quella che attraversa valli e mari, paesi e corti, dimostrando di possedere spesso una linea e dei concetti atavici in comune ad ogni modo di sentire e di esprimere la musica, nel corso del tempo.

All’Auditorium di Castel Sant’Elmo, giovedì 3 dicembre, per la stagione concertistica della Associazione Alessandro Scarlatti, Savall ha presentato Folias & Canarios, con un programma che spazia fra le Folias Antiguas e le Tradizioni celtiche nel Nuovo Mondo, frutto di una nuova ricerca che disvela ancora una volta un affascinante patrimonio di meraviglie obliate e ricostruite, fatte emergere con uno studio che ha pochi eguali. Ricreare con pazienza tradizioni perse, ricostruire antichi strumenti cercando anche di capire il modo migliore per il loro uso, per la loro posizione, decifrare vecchi manoscritti: per avvicinarsi a tutto questo come ascoltatori, bisogna procedere per sottrazione di nozioni, e dimenticare tutti, o quasi, gli standard prescrittivi di oggi, che renderebbero assai rigida la traduzione nella notazione e farebbero perdere l'originale afflato semantico.

È un lavoro di paleografia musicale, con cui il musicologo deve contestualizzare costruzioni e tecniche di emissione di suoni (sia strumentali sia vocali) notevolmente diverse da quelle attuali, ed in questo senso il risultato, nel caso di Savall e del suo gruppo, è di una accuratezza enorme, e fa piacere riceverne esplicita conferma quando anche il clavicembalista Guido Morini illustra con precisi spunti di riflessione uno dei brani, ricordandone l'essenza comune a molti altri, a partire dal Tetragramma frigio, e soprattutto ponendo l'accento su uno degli aspetti che nelle varie epoche erano sempre stati più importanti, per un musicista, e che oggi è invece completamente scomparso, salvo essere relegato al Jazz: l'improvvisazione, un bagaglio tecnico che nel rinascimento o nel barocco (come nel “sonare artificioso”) era la norma, fra passaggi virtuosistici, fioriture o diminuzioni con cui attraversavano i brani.

Ed infatti di improvvisazioni si è nutrito abbondantemente, il programma di un concerto che attinge a piene mani alle antiche danze spagnole delle Folias, ricercandone i percorsi che le hanno fatte viaggiare per l'Italia meridionale, per la Scozia e nel Nuovo Mondo, sia in melodie popolari sia in complesse elaborazioni, dimostrandone le correlazioni con la musica celtica (agganci e richiami che ricordano quelli che Savall, nei suoi oltre 170 CD, ha già fatto, fra le altre, con la musica sefardita, araba, armena e ottomana, oltre alle riscritture straordinarie del bellissimo Llibre Vermell de Montserrat e di altri manoscritti medievali).

Esecuzioni, nemmeno a dirlo, impeccabili, che soltanto se eseguite con tale perizia (una fra tutte, le incantevoli percussioni di Pedro Estevan, oltre ai virtuosismi del Savall in versione gambista, con Lyra e Viola) possono trasportarci in un mondo reale ed assai vivo, molto fedele, di cui si sente di non aver perso nulla, fino ai due bis che meritano anch'essi una citazione a parte: anzitutto, con un salto fino in Perù, di cui non si avverte la distanza appunto, con l'esecuzione della Cachua Serranita, chiamata nella partitura originale El Huicho nuebo, un brano che fa parte del Códice Trujillo del Perú, o Codex Martínez Compañón, una raccolta ad opera del Vescovo Martínez Compañón nel nord-ovest del Perù tra il 1782 e il 1785, ed infine l'omaggio alle vittime di Parigi, con una variazione-improvvisazione su ninna nanna francese, della bretagna di metà '700, incastonando così due ulteriori gioielli di bellezza rara.

Dalla Germania alla Francia agli USA ed ancora in Italia, i prossimi concerti si trovano su questo link.

Programma

FOLIAS & CANARIOS

Folias Antiguas
Diego Ortiz ( 1510 – 1570) La Spagna
Anonimo (CMP 121) Folias Antiguas (improvvisazione)
Anonimo Folias Antiguas “Rodrigo Martinez” (improvvisazione)
Gaspar Sanz (1640-1710), Jácaras & Canarios
Diego Ortiz Folia IV - Passamezzo antico I - Passamezzo moderno III
Ruggiero IX - Romanesca VII - Passamezzo moderno II
Pedro Guerrero (?) Morisca
Antonio de Cabezón (1510-1566), Folia: Pavana con su Glosa
Anonimo (Tradizionale di Tixtla) Guaracha (improvvisazione)

Tradizioni celtiche nel Nuovo Mondo
Anonimo (Tradizionale irlandese) Regents Rant
Anonimo (Tradizionale scozzese) Lord Moira's Hornpipe  (Ryan's Collection, Boston 1883)
Improvvisazione su Passacaglia
Antonio Martín y Coll ( sec. XVII) Diferencias sobre las Folias
Francisco Correa de Arauxo (1584-1654), Glosas sobre “Todo el mundo en general”
Anonimo Canarios (improvvisazione)
Antonio Valente (sec. XVI) Gallarda Napolitana (improvvisazione)

HESPÈRION XXI
Xavier Díaz-Latorre - Chitarra
Guido Morini - Organo & clavicembalo
Xavier Puertas - Violone
Pedro Estevan – Percussioni

Jordi Savall
Lyra da gamba, Anonimo italiano, ca. 1500
Viola da gamba basso a 7 corde, Barak Norman, Londra 1697