Luca Ronconi, direttore artistico del Piccolo di Milano e che apprezza lo scrittore contemporaneo Lars Norén, offre a Fausto Russo Alesi l’opportunità di cimentarsi come regista e protagonista di questo monologo buio, molto ben allestito al Teatro Studio dal 9 al 22 dicembre. La scelta cade in un momento sfortunato, a mio avviso: si parla sicuramente di disagio giovanile ma in particolare di quello che provoca prima mortificazione e senso di abbandono, poi sfocia in violenza e insana crudeltà, praticamente nella follia omicida. Come è purtroppo avvenuto ormai tante volte non solo negli Stati Uniti, dove giovani e perfino gioanissimi si sono macchiati di orribili assassinii di massa contro compagni e professori. Non ultimo quello di un ragazzo che, prima di dare inizio ai fuochi d’artificio, sapendo di andare a morire pure lui, ha registrato ogni pensiero e mossa su un filmino ovviamente finito in Internet.
Ecco come anche il computer ci ricorda di essere tra gli interpreti dello spettacolo e a cui Sebastian, il diciottenne infelice ma convinto di lasciare un segno proprio grazie alla sua azione distruttiva, parla quasi più che a persone in carne ed ossa. E’ evidente che ci troviamo in una situazione di alienazione da considerare con estrema attenzione, per quanto sia forse troppo tardi per porvi rimedio. Dicevo prima che il momento non è però il più adatto per parlare di un caso simile, per quanto possa appassionare e far discutere, perché da giorni vediamo giovani studenti che non hanno nessuna voglia di sparare sui professori ma con loro sfilano per le strade d’Europa gridando il loro diritto allo studio, pubblico e il più gratuito possibile. E poi perché adesso cade il trentesimo anniversario dall’osceno omicidio di un rappresentante della gioventù nel mondo di allora, John Lennon, provocato proprio da un altro emerito imbecille che dichiarava a tutte le telecamere “Ora tutti sapranno chi sono io”.
Beh, francamente, se dobbiamo perdere i migliori per parlare degli inetti, questo è davvero qualcosa che non mi interessa. ‘Se questo è il futuro non mi interessa’, pare abbia scritto il giovane assassino e Russo Alesi ben lo rappresenta, nelle sue assenze, nevrosi, fissità e stupidità. Però a me viene voglia di veder alzarsi in piedi gli uccisi, vorrei che vivessero ancora magari nella fantasia di un autore impazzito, vorrei sapere chi erano quelle anonime vittime, poiché Lennon era uno famoso ma gli altri no. Eppure la storia pare sempre la stessa: pur di essere sbattuti in prima pagina, ormai, si farebbe qualsiasi cosa... E se invece le cronache dedicassero il loro spazio soltanto per parlarci delle vittime mentre gli assassini, morti suicidi o finiti in carcere, restassero per sempre dimenticati?