Classica
LA CREAZIONE

“La Creazione”, con l'oratorio di Haydn a Rovigo si anticipa il Santo Natale

La Creazione
La Creazione © Nicola Boschetti

Nell'avvicinarsi delle festività, il Teatro Sociale di Rovigo al posto del 'solito' concerto di musiche più o meno natalizie, ha preferito proporre invece un'esecuzione integrale de Die Schöpfung (La Creazione). L'oratorio in tre parti col quale F. J. Haydn si cimenta, elaborandolo tra il 1796 e il 1798, in un genere già affrontato ispirandosi al modello italiano, ma stavolta guardando al modulo codificato da Händel, scoperto durante i soggiorni a Londra grazie al perdurante interesse del pubblico inglese per tal tipo di composizioni. Con questa monumentale creazione Haydn rafforzerà a livello europeo la stima e la fama nei suoi confronti, che verrà confermata anche dal successivo oratorio Jahreszeiten (Le Stagioni).

Un successo grande e immediato

Alla prémiere viennese dell'aprile 1798 - un concerto privato a Palazzo Schwarzenberg, Salieri a dirigere dal cembalo - seguì l'anno dopo la prima esecuzione pubblica de Die Schöpfung al Teatro di Porta Carinzia, con clamoroso successo. Presto arrivarono innumerevoli riprese in mezza Europa, compresa l'Italia: a Bologna nel 1808 ed a Napoli nel 1821 a concertare provvedeva il giovane Rossini. Ma dove stanno la bellezza e la grandezza delle tre parti de La Creazione, da considerarsi uno dei massimi vertici del genere oratoriale?

Federica Livi


Il concentrato libretto di Van Swieten, modulato sulla Genesi e sul Paradiso perduto di Milton, descrive con finissima poesia l'intervento di Dio visto quale Grande Architetto dell'Universo, e propone una visione positiva e rassicurante della Natura e delle qualità dell'Uomo. L'universalismo illuminista settecentesco e le ricchissime, precedenti esperienze musicali guidano la mano di Haydn nel rileggere lo schema händeliano in profondità, infondendovi un respiro del tutto nuovo. Lo stesso respiro che ritroveremo di lì a poco nel Cristo sul Monte degli Ulivi di Beethoven, più avanti nel Paulus e nell'Elias di Mendelssohn.

Matteo Mazzaro, Sergio Foresti

Haydn, stupefacente orchestratore

L'adozione di un'orchestra ampia, ricca di colori e timbri cangianti – nella celebre Introduzione strumentale Haydn pittura in modo sbalorditivo il caos primigenio, con le confuse tenebre squarciate infine dal primi raggi di luce divina – è frutto della enorme sapienza compositiva dell'anziano maestro di Rohrau, giunto all'apice della maturità. 

Quanto ai numeri cantati, pensati con grande libertà formale, vanno a costituire una poliedrica ma organica sintesi di formule e stili. Momenti solistici si alternano a duetti e terzetti; recitativo secco all'accompagnato; accenni di melologo, lied e singspiel, arie all'italiana e canzonette all'inglese infondono ulteriore varietà. Infine, il grande coro a voci miste è impiegato con larghezza, ora quale voce di schiere angeliche, ora fuso nella preghiera comune di tutti gli esseri viventi. E' il caso dell'articolato terzetto - di fatto, un vero concertato - che chiude la parte mediana dell'oratorio.

Filippo Maria Bressan

Una collocazione acusticamente infelice

Nella vastità della Cattedrale di Rovigo – spazio purtroppo acusticamente ingrato, ma interamente riempito di pubblico – l'Orchestra di Padova e del Veneto offre sotto la sapiente conduzione di Filippo Maria Bressan – guida meticolosa nel sottolineare certi particolari, duttile e leggera allo stesso tempo nel rappresentare l'insieme - una prestazione di superiore livello, facendosi forte anche dei suoi eccellenti solisti. 

Altrettanto positivi, sia per belle doti vocali che per consonanza di stile, gli interventi dei tre cantanti qui radunati: il soprano Federica Livi (Gabriel/ Eva), il tenore Matteo Mazzaro (Uriel), il baritono Sergio Foresti (Raphael/Adamo). Una piacevole sorpresa l'alta qualità dell'ampio Coro Città di Piazzola sul Brenta, curato da Paolo Piana: d'ammirevole impasto vocale, si è dimostrato compagine veramente impeccabile.
 

Visto il 10-12-2024
al Duomo di Rovigo (RO)