Una scenografia molto particolare, realizzata con materiali di scarto (solo cartoni) ma con un risultato di grande valore artistico e creativo, accoglie la storia-vita di questi personaggi, impegnati ciascuno a proprio modo, a sbarcare il lunario per pagare l’affitto ad un proprietario-sanguisuga, privo di scrupoli, la cui presenza è posta in essere da un fascio di luce laterale e da un effetto audio creato da una “spaventosa” voce, prestata da Andrea Cannucciari.
Se alcune lacune di questa prima in scena della commedia si possono attribuire all’emozione di un debutto, va detto che al di là di brevi momenti, lo spettacolo risulta ancora debole, cosa segnalata da alcune incertezze di taluni attori e di passaggi non prettamente chiari: la stessa motivazione che lo spettatore cerca nel delizioso titolo non appare in modo evidente nello spettacolo; così come risulta un tantino banale il solito e demagogico monologo di un Paese allo sfascio, privo di possibilità per il futuro dei giovani, in cui l’unica via d’uscita è scappare.
Bisogna evidenziare che i sei attori si muovono su uno spazio molto ristretto e nonostante questo, il regista Simone Fraschetti è riuscito a gestire bene il rapporto tra spazio e scena, anche se non vi è una chiara linea di demarcazione relativa agli ingressi e alle uscite dei personaggi: elemento che, pur giustificato dalla voglia di creare un non-luogo, come riporta il comunicato stampa della compagnia, sfugge alla comprensione dello spettatore.
Emerge forse, in conclusione, quanto sia difficile per una compagnia giovane convogliare le mansioni di autore-attore-regista nella stessa persona, operazione che richiede anni di esperienza.