Prosa
ABOUT LOLITA

Lolita, un mito che a Teatro vacilla

About Lolita
About Lolita © Lorenzo Letizia

Chi è Lolita? La protagonista indiscussa del romanzo di Nabokov e delle celeberrime scene del film di Kubrick? Questo, certo, ma non solo questo. Anzi, questo e molto altro ancora. 

A questa domanda prova a rispondere Biancofango, compagnia relativamente giovane nata nel 2005 dall’incontro tra Francesca Macrì e Andrea Trapani, rispettivamente regista e interprete, insieme a Francesco Villano e alla giovanissima Gaja Masciale, dello spettacolo About Lolita presentato a Biennale Teatro 2020.

Tutta colpa del Tennis

Il triangolo che si svolge davanti ai nostri occhi si consuma sulla terra battuta di un rettangolo di gioco, tra una partita, spasmodici allenamenti alla battuta e chiacchiere tra un cambio di campo e l’altro. Un uomo maturo, paranoicamente geloso, diffida perfino della passione di Lolita per Tiziano Ferro, ed è possessivamente legato alla ragazza, che agli occhi degli altri fa passare per sua figlia; un amico di vecchia data, attore spaesato che rilegge la propria vita e carriera attraverso i protagonisti de Il Gabbiano di Cechov e che rinuncia alla ragazza, quando si accorge di non riuscire a tenerne il passo; una caparbia Lolita che consuma i due uomini, ma che non è in grado di fare i conti con se stessa, che si chiede con le lacrime agli occhi chi sia davvero, ma che infine abbandona il campo masticando un ennesimo chewing gum.

Gaia Masciale


I dialoghi che si intrecciano tra i protagonisti hanno il sapore di un’affannosa ricerca: dell’amore, del sesso, della consapevolezza, della crescita, della maturità arrivata troppo presto, delle occasioni perdute. Il tutto scandito da frasi e citazioni di Socrate (ma non aveva lasciato nulla di scritto?), Freud e Lucio Dalla.

Chi è allora Lolita?

Eccoci, dunque, arrivati alla risposta. Lolita è tutto, soprattutto sono i mille stimoli al piacere che tentiamo ripetutamente, in nome di un supposto equilibrio sociale, di soffocare e/o censurare. I viaggi in Thailandia, le ragazzine smorfiose e ammiccanti che attraversano il bagnasciuga durante una comunissima giornata al mare, le smanie di Trigorin per Nina ne Il Gabbiano di Cechov… tutto questo è Lolita o può esserlo.

Gaia Masciale


Andrea Trapani e Francesco Villano in scena provano a interrogarsi in un primo lungo dialogo iniziale che si perde però in mille rivoli di banale quotidianità, e anche appare, nell'ottica dell’economia dello spettacolo, come uno di quei posticci che servono a coprire la calvizie. Un di più insomma, come in fondo lo è anche tutta la pantomima finale, che consuma decine e decine di minuti senza un vero perché. 

Un prologo insomma, dove si affastellano boutade metateatrali, che strappano qualche risata, ma che rimangono fini a se stesse. Lo spettacolo avanza dunque zoppo e zoppica fino alla chiusura, dove in immagini che invadono totalmente lo spazio scenico Lolita ci appare su un prato accanto a un bue, mentre in precedenza ci era apparsa nuotare nelle profondità del mare completamente nuda. Dunque, Lolita è tutto. Ma non sempre, almeno in teatro, tutto è lecito about Lolita.

Visto il 16-09-2020
al Alle Tese di Venezia (VE)