Moses Pendleton: un personaggio la cui conoscenza diretta, pur se in conferenza stampa, offre il raro piacere di incontrare una persona deliziosamente affascinante che racconta un percorso continuo di conoscenza, approfondimento e innovazione.
Altrettanto straordinario l’incontro indiretto attraverso l’ultimo spettacolo, Alchemy (dopo i precedenti Bothanica, ReMix… tutti suoi figli prediletti), frutto di un grande e serio lavoro di preparazione in cui si amalgamano in modo alchemico intelligenza, fantasia, talento, creatività, immaginazione, sogno, cultura, studio, sensibilità, ironia, amore per il bello, sprezzo per il pericolo…
Il caleidoscopico ed eclettico Pendleton (Vermont 1949) - ex campione di sci con laurea in letteratura inglese, appassionato fotografo, coreografo, danzatore e regista che gode del vivere in campagna - nel 1971 fonda con Jonathan Wolken il ‘Pilobolus Dance Theatre’ che riscuote successi e premi e nel 1980 crea a Milano i Momix, compagnia di ballerini di rare capacità, la cui notorietà si moltiplica all’infinito grazie a spettacoli che lasciano il segno in chi in tutto il mondo va ad ammirarne le straordinarie esibizioni. Per quanto esistano film e Dvd, nulla è comparabile alla magica emozione della visione in diretta come giustamente fa notare il loro fondatore.
Alchemy è la sua ultima produzione in cui moderno Empedocle alla ricerca dell’arché svela i misteri di fuoco, aria, terra e acqua: i quattro elementi primordiali (rizómata o radici - come li chiama nel V secolo a.C. il filosofo di Agrigento - dalla cui aggregazione e disgregazione determinate da Amicizia e Discordia nasce la vita con un processo ciclico che va dal caos all’armonia). Oggi è Moses Pendleton, artefice del racconto e stupefacente creatore di equilibri, a comporre gli elementi in un’armonia serena e raffinata.
Lo spettacolo multimediale (in un unico atto) dalle coreografie mozzafiato e prorompente di energie si articola in due parti. La prima Quest for FireWater è connotata da un incipit suggestivo con profondità marine dalla veridicità sconcertante fino alle fiamme spente dall’acqua. La seconda Led into Gold segna il passaggio dalla filosofia alla dimensione alchemico-magica con l’oro, mito ambito della ricerca della pietra filosofale, che riceve infinite sfaccettature luminose evidenziando la sua natura preziosa.
E alla fine si accumula un piccolo, ma pregiato bagaglio di gioie risultato di ciò che si è visto e udito perché anche le musiche sono decisamente coinvolgenti e pertinenti: frutto del certosino lavoro del ‘capo-alchimista’ che ascolta in ogni luogo, anche mentre cammina nei boschi, melodie diverse tra cui sceglie e accorda in modo euritmico quelle adatte alle varie performance curatissime nei costumi e nelle caleidoscopiche luci che diventano corpi e viceversa.
Un’aspirazione alla perfezione evidente anche nella cura dei piccoli dettagli per cui i Momix vengono filmati e poi insieme a Pendleton discutono, migliorano e perfezionano evidenziando la loro proteiforme professionalità.
Non può non trasmettersi al pubblico questa tensione spirituale vissuta da ogni ballerino capace di convertire alla danza anche gli scettici più recalcitranti.
Per cogliere questa strepitosa sintonia di intenti non resta che andare a teatro arricchendo il proprio cuore di una grande lezione di seria, geniale e semplice umanità.
Danza
ALCHEMY
ALCHEMY, magia filosofico-alchemica
Visto il
05-03-2013
al
Nuovo
di Milano
(MI)