Prosa
ALDO MORO. UNA TRAGEDIA ITALIANA

Sul palcoscenico la storia di…

Sul palcoscenico la storia di…
Sul palcoscenico la storia di un politico, di un uomo e di un momento cruciale della storia italiana. La storia di Aldo Moro, del suo rapimento e della condanna a morte. Ma anche di tutto ciò che accade in quei lunghi giorni di prigionia, la storia delle lettere di Moro, inizialmente ancora legate ad un’idea, ad un progetto e poi sempre più veementi, sempre più disperate, sempre più bisognose d’aiuto. Forse non sono scritte di suo pugno, ma dietro indicazioni dei suoi carcerieri? Questo sostengono i compagni di partito, lo Stato, che si rifiuta di trattare con chi ha ucciso, con chi non può essere un interlocutore. La linea della fermezza dunque. E la speranza va sbiadendo nelle parole di Moro che si rivolge al pontefice, chiedendo una mediazione, ma anche alla sua famiglia, come un marito e un padre sofferente. Numerosi sono i punti oscuri nella vicenda del sequestro Moro: la mancata perquisizione del covo di via Gradoli ad esempio, o ancora l’episodio del lago della Duchessa che fa seguito ad un falso comunicato delle Brigate Rosse ancora avvolto nel mistero. E su questi punti Lorenzo Amato, voce narrante, ci invita a riflettere con l’ausilio anche di documenti, riflessioni profetiche di Pasolini prima del rapimento e di Sciascia poi, estratti di telegiornali di quei giorni. Parallelamente Paolo Bonacelli, nei panni di Aldo Moro, ci riporta, con le sue parole, con le parole proprio di quelle lettere, scritte in giorni così difficili, all’aspetto emotivo e straziante della vicenda. Il tutto ci viene presentato attraverso un velo, un sottile strato trasparente su cui vengono proiettate le immagini a corredo delle parole degli attori, che separa il palcoscenico dal pubblico, forse a rappresentare il tempo o forse anche un diverso modo di sentire le cose, una distanza. Proprio quella distanza che si realizza nel finale quasi come un augurio. L’inquadratura che ci viene proposta è inizialmente un primo piano di via Caetani, via in cui fu ritrovato il cadavere di Moro. Il punto di vista si allontana lentamente fino ad abbracciare uno spazio sempre più grande, fino ad abbracciare Roma nella sua interezza. E pare un invito ad osservare la vicenda con consapevolezza, da una certa distanza, pare un invito a cercare con lucidità un senso e una verità piena in un episodio così triste e così doloroso della politica e della storia italiana. Genova, Teatro Duse, 22 gennaio 2008
Visto il
al Puccini di Firenze (FI)