Danza
ALTER/HORIZON

Ballone e Murru duettano in "Alter"

Ballone e Murru duettano in "Alter"

Stefania Ballone, danzatrice del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala dove partecipa a tutte le produzioni interpretando suoli solistici, ha presentato in prima nazionale nell’ambito del festival MilanOltre, una sua coreografia intitolata Alter, nella quale l’etoile Massimo Murru l’ha affiancata nel ruolo di partner e interprete.

Mentre su un fondale bianco scorrevano proiezioni dedicate al mondo dell’infanzia e della natura, mare, cielo, campi di grano, voli di uccelli e  gli spettatori venivamo immersi da essenze nebulizzate per provare una esperienza sensoriale, la danzatrice entrava lentamente in un percorso nel quale la sua vita diventava essenza della danza stessa, ma come qualcosa di altro, di quasi estraneo da se stessa dal quale cercava nello stesso tempo di identificarsi ma anche liberarsi.
La danza come vita, molto probabilmente quella classica che è la sua formazione da bambina, ma nel contempo necessità di liberarsi da questa per sperimentare nuove forme di movimento legate ad una musica, creata appositamente da Davide Dileo, che si trasforma da note romantiche a suoni elettronici fino a diventare a tratti una vera e propria musica rock.

Nel quadro di questa trasformazione della danza in una sorta di terapia durante la quale la danzatrice mostra la sua forza e la sua debolezza, entra la figura di un uomo ( Massimo Murru) il quale cerca di volerla nello stesso tempo liberare ma anche imprigionare in una sorta di gabbia in cui i movimenti diventano un continuo passo a due durante il quale i due si attraggono e si respingono attraverso prese e sollevamenti senza tregua, che danno vita ad un rapporto di attrazione e repulsione, come si trattasse di un amore irrisolto che ha bisogno di esprimersi attraverso altre forme.

Ecco dunque che vediamo la danzatrice lavarsi il viso con dell’acqua raccolta in un angolo del palco come se ci fosse la necessità di una purificazione dal passato. Oppure la vediamo fingere di specchiarsi eseguendo movenze di danza classica come arabesque o attitude, e poi tornare invece a rotolarsi sul palco o a girare su stessa con una gestualità primordiale come alla ricerca di una origine del movimento in grado di andare contro le regole e gli schemi fissi della danza classica. Massimo Murru, capelli raccolti in un chignon alto, pantaloni larghi neri e canottiera bianca, compare sul palco con la sua fisicità carismatica e non si riesce a distoglierle lo sguardo da lui quando, con agilità ed empatia, entra in contatto con la danzatrice sollevandola e portandola verso l’alto nel tentativo, forse, di liberarla dalle forze che la attraggono verso la terra.
A tratti la loro danza diventa un continuo avvinghiarsi, uno strisciare uno sul corpo dell’altro come se non si volessero staccare mai. In altri momenti invece lui allontana lei respingendola con forti spinte oppure lanciandola lontano ci i due danzatori si staccano uno dall’altro per danzare insieme, come se non volesse più avere contatto fisico.
Solo in alcuni momenti i due danzatori si ritrovano a danzare insieme in sincrono, per poi ritrovarsi poco dopo nuovamente uno vicino all’altro. Alla fine lui scompare per poi ricomparire e riportare un altro abito da far indossare alla donna che sembra così aver subito una nuova trasformazione . Ed infatti vediamo la sua immagine proiettata sullo schermo danzare nuda come se avesse ritrovato una primordialità persa da tempo. Alla fine, mentre lo spettatore viene abbagliato dalle quarzine, la danzatrice si imbraga e appare infine sospesa nell’aria come se avesse scelto il cielo alla terra.

Il coreografo Manfredi Perego ha presentato in seconda serata la sua coreografia Horizon, dove ben si vedeva l’influenza che Carolyn Carlson , alla cui Accademia si era formato nei primi anni del Duemila. La sua è una danza tutta sulla musica, il  corpo, prima accartocciato davanti ad un faro posizionato a terra, lentamente assume la  posizione eretta e compie quindi sequenze di movimenti ripetute più volte, aumentando o diminuendo la velocità. Il danzatore si muove nello spazio lavorando prima sull’ampiezza e poi restringendo e aumentando sempre più la velocità fino a ricadere a terra in una sorta di tremore. Una ricerca interessante che porta sicuramente qualcosa di nuovo alla danza contemporanea.

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