Angels In America, uno dei capisaldi della drammaturgia americana contemporanea, parla di un periodo storico recente e ormai dimenticato, quando di aids morivano apparentemente solo gli omosessuali (e tossicodipendenti) i quali vivevano l'aids come effetto di una promiscuità sessuale ascritta esclusivamente al loro orientamento sessuale.
Più tardi, negli anni novanta improvvisamente "si scoprì" quel che in realtà si era sempre saputo e cioè che la promiscuità appartiene a tutti i maschi, etero o gay che siano (per tacere dei bisex...) quando furono le donne a pagare in prima persona anni di campagna (dis)informativa che presentava l'aids come la peste dei gay.
Tony Kushner tra il 90 e il 91 (ma riscritture e aggiustamenti lo vedono impegnato fino al 1995) scrive una pièce di amplissimo respiro, Angels in America, in due parti, Si avvicina il millennio e Perestroika, nella quale racconta di quei primi anni con un tono in bilico tra la commedia, l'humour nero e il soprannaturale.
Una storia corale che vede tre plot principali intrecciarsi. Joseph Porter Pitt, un giovane mormone repubblicano, nasconde la propria omosessualità a sua moglie Harper; il famoso avvocato repubblicano Roy M. Cohn, veramente esistito, finge di avere il cancro e non l'aids; Prior Walter, un gay qualunque, in aids conclamato, è abbandonato dal compagno Louis che non sa rimanergli accanto, assistito dal suo ex, nonché infermiere ed ex travestito, Belize.
Mentre Roy riceve visite del fantasma di Ethel Rosenbergh che ha contribuito ha condannare a morte con mezzi illegittimi (le continue telefonate, illegali, al giudice che presiedeva al processo, e questo è un dato storico non una invenzione di Kushner), Prior sente una voce che lo chiama profeta (che, alla fine della prima parte, si paleserà appartenere a un angelo) e riceve la visita dei fantasmi di due suoi antenati, uno moralista di fine medioevo l'altro libertino del 1700.
Prior compare, senza volerlo, nell'allucinazione di Harper, la moglie di Jospeh valium dipendente, alla quale rivela l'omosessualità del marito. Louis, il compagno di Prior, finisce per sedurre Joseph mentre Roy vede in Jospeh il figlio che non ha mai avuto.
Una serie di intrecci dai quali emerge lo spaccato di una società, di un'epoca, che prenderà il nome dal Presidente dell'Unione Reagan, il quale, tra le altre cose, ignorerà il diffondersi dell'aids, tanto da chiedere pubblicamente scusa, nel 1990.
Se certi personaggi e certe situazioni ci appaiono oggi familiari (Prior abbandonato a se stesso per una malattia che fa paura; Joseph incapace di vivere alla luce del sole la propria omosessualità) lo dobbiamo a una serie di testi e di film che si sono in qualche modo ispirati ad Angels In America, vincitore del Premio Pulitzer, che ha saputo per primo identificare caratteristiche e comportamenti di un'era, di una cultura e di alcune generazioni di omosessuali e di bisessuali.
Il sottotitolo della pièce non potrebbe essere più preciso: Fantasia gay su temi nazionali.
Fantasia perchè la vocazione di Kushner non è documentaria ma di raccontare una storia ispirata alla realtà ma che la trascende, andando ben oltre.
Subito dopo l'epoca in cui sono narrati i fatti (la pièce si svolge a cavallo tra il 1985 e il 1986), quando l'aids era strumento che colpiva i gay due volte, come malattia mortale e come arma retorica con cui i bempensanti e gli omofobi potevano dimostrare che l'omosessualità era uno sbaglio cui dio stava cercando di porre rimedio, Kushner con questo testo ha mostrato come gli omosessuali abbiano sofferto per l'uso proditorio e disumano della malattia e di come i benpensanti ne abbiano approfittato per trasformarla in uno strumento di potere.
Questo uso dell'aids è chiaro all'avvocato Roy che, quando il suo medico curante lo avvisa di essere in aids conclamato, gli risponde:
Come ogni etichetta [la parola Gay ti dice] (...) non l'ideologia o le preferenze sessuali, ma qualcosa di molto più semplice: il potere. (...) Gli omosessuali sono uomini che dopo quindici anni di tentativi non sono riusciti a far passare in consiglio comunale uno schifo di proposta di legge contro la discriminazione. Gli omosessuali sono individui che non conoscono nessuno e che nessuno conosce. Il loro potere è uguale a zero.
Questa lucidità, questa sensibilità politica modellata sulla tradizione ebraica, individua una realtà che purtroppo è ancora maledettamente attuale in un paese come l'Italia dove gli e le omosessuali sono in balia del primo moralizzatore di turno, rimanendo privati di tutta una serie di diritti civili che sono ormai riconosciuti in quasi tutti i paesi occidentali e oltre. Evidentemente il gap culturale di 20 anni con cui il Paese è uscito dalla seconda guerra mondiale dopo il fascismo non è stato ancora sufficientemente recuperato nemmeno dopo oltre 60 anni di Repubblica.
Le radici su cui Kushner innesta la sua drammaturgia non sono solo quelle storiche e politiche ma anche quelle mistiche, irrazionali del mondo iperuraneo degli Angeli (che mostra nella seconda parte della pièce) e quelle fascinative di una scrittura scenica le cui indicazioni di regia (e i consigli tecnici) sono puntuali e precise prevedendo anche l'impiego di attrici in ruoli maschili (il ruolo di un rabbino e di un uomo d'affari) o il fatto che gli stessi attori interpretino più ruoli.
Un testo che Ferdinando Bruni conosce molto bene (tanto da averne firmato la traduzione italiana della secnda parte) e che ha messo in scena assieme a Elio De Capitani in maniera magistrale.
Uno sforzo tecnico e attoriale immenso sia per le difficoltà che la pièce implica (la comparsa in volo dell'Angelo, nella parte finale della prima parte; vere fiamme in scena in più di un'occasione) sia per la precisione che richiede agli attori (restituire la verosimiglianza e, al contempo, l'assurdo di un'allucinazione, o dare credibilità al rabbino anziano, o al medico, che si sta interpretando, quando si è donna, senza scadere nella macchietta non è cosa facile nè da tutti) portato a termine con sorprendente eleganza e ispirazione tanto che la lunghezza cosiderevole (oltre le tre ore) di questa prima parte non pesa affatto e la pièce sa farsi vedere.
Alcune soluzioni scenografiche di Carlo Sala sono talmente belle oltre che funzionali da sfiorare lo status dell'istallazione d'arte (il frigorifero dal quale esce una prima allucinazione di Harper, che, ruotato, diventa la toletta dove Prior si trucca, quando si incontra con lei nella scena dell'allucinazione, sfruttando l'illuminazione per trasfromare lo specchio in vetro trasparente e farne vedere l'interno). Grazie alla scena spoglia, voluta nel testo, i pochi elementi scenografici si stagliano ancora più evidenti mentre l'uso oculato della videoproiezione (di Francesco Frongia) veste la scena (costruita con finte pareti in muratura) di elementi visivi che ricordano il caleidoscopio, ora ispiratesi alle singole scene, amplificando dettagli di oggetti (per esempio il disco combinatore dei telefoni analogici di una volta) ora come figure astratte e, infine, con immagini in movimento (come il fuoco, che precede la comparsa dell'angelo) fino alla ri-comparsa in video dei due fantasmi che abbiamo già visto visitare Prior.
La regia di Bruni e Capitani, anche se si inserisce in un testo pensato fin nei minimi dettagli, è dunque evidente e notevole infondendo al lavoro uno stile che è ormai la cifra che distingue la Compagnia da loro diretta.
Il pubblico applaude entusiasta, accogliendo con grida e ovazioni gli attori.
Dispiace solo che le ovazioni più entusiastiche siano andate agli attori che interpretano i personaggi di più facile riconoscimento Prior e Belize, quelli più effeminati e dalle battute caustiche, caratteristica che Bruni e Capitani accentuano leggermente, corroborandone il gusto camp con i costumi da diva e le scenografie (la scala da cui Prior discende quando si riferisce a Norma Desmond nel Viale del tramonto).
Dispiace perchè così facendo il pubblico dimostra di ignorare il lavoro ben più impegnativo (e non solo perchè meno evidente) di chi, come Ida Marinelli, passa disinvoltamente dal ruolo del rabbino a quello del medico di Roy a quello della madre di Prior apparendo davvero come tre persone diverse (per tacer di Elio De Capitani che interpreta magnificamente Roy).
Ma, come si diceva, il pubblico italiano è indietro di 20 anni almentro quando l'omosessualità era tutta conchiusa nel cliché del ragazzo effeminato e travestito, unico tipo di omosessuale cui il pubblico sembra avere davvero voglia di dare legittimità e riconoscimento, forse perchè come ricorda Daniele Silvestri in una sua canzone: preferisci pensare che un gay sia una sorta di errore/ una cosa immorale/ o nel caso migliore un giullare,/ un fenomeno da baraccone /e lo tollererai solo in quanto eccezione /e lo tollererai solo in televisione/ lo chiamano gay
e tu pensi ricchione.