Prosa
ANGELS IN AMERICA - PERESTROIKA (PARTE II)

una messinscena e un testo indimenticabili

una messinscena  e un testo indimenticabili

Perestroika comincia là dove si è chiusa Verso il millennio con l'angelo che, sfondanto tetto e pareti dell'abitazione di Prior gli si presenta chiamandolo poeta (dopo un prologo ambientato al Cremlino, che, nella messinscena di Bruni e De Capitani viene risolta con una proiezione video; il bolscevico più vecchio di Russia è interpretato dalla splendida poliedrica e bravissima Ida Marinelli). Sin dall'esordio si può notare l'opera la scrittura di Kushner, l'autore della pièce, vincitrice del Pulitzer per il teatro, e quella di  riscrittura scenica di Elio De Capitani.
Più che nella prima parte i due registi tagliano  e modificano battute, sostituendo aggettivi, con sobrietà ma continuità, per traslare il senso della pièce dal piano realistico entro il quale, pur in una storia dove angeli e morti visitano i protagonisti, Kushner è determinato a mantenerla, verso quello più sbrigativo  e garrulo della commedia.
Il risultato è interessante e convincente perché esalta quell'ironia yiddish di cui pure l'intera scrittura di Kushner è permeata.
Le scene ambientate nella sala del diorama mormone (una sorta di scena animata da marionette meccaniche) possono sembrare strane a chi non vi è avvezzo alla tradizione museale americana di ricostruzione.
Nonostante la parte onirico-fantastica sia, in questa seconda parte, ampiamente maggiore che la prima  (Prior va addirittura in paradiso) Kushner vi inserisce una serie di discorsi politici (tra Louis e Belize, tra Belize e Roy, tra Louis e Joe.
Forse meno di impatto della prima parte soprattutto perchè alla comparsa dell'Angelo non corrisponde una vera svolta nella storia narrata (che finisce tutto sommato col più classico degli happy ending anche se off-Hollywood Prior è ancora vivo ma ha rinunciato al suo ruolo di profeta, di Joe non si sa più nulla) Peretroika trova altrove i suoi punti di interesse.
Nel confronto tra Roy e il fantasma di Ethel Rosenberg, giunta dal'aldilà per vedergli tirare le cuoia  ma che gli canta una ninna nanna in Yiddish quando lo crede morto  e, naturalmente, nel confronto tra l'Angelo e Prior nel quale Kushner mette in atto la sua visione del mondo come luogo abbandonato da dio a causa degli uomini monosessuati (mentre ogni angelo ha otto vagine e un bouquet di falli...) con la creazione dei quali è stato contaminato il creato con il virus del tempo...
Una regia impeccabile con un uso del dispositivo di proiezione sulle scene spoglie ancor più efficace che nella prima parte, se possibile. Un affiatamento tra attori e attrici che contribuisce a rendere  coerente un racconto che nonostante il piano fantastico pone la sua fede solamente sull'intervento umano e non su quello divino.
Insomma una messinscena  e un testo indimenticabili, superba conclusione della monografia che il teatro Valle ha dedicato al Teatro dell'Elfo - Teatridithalia .

 

Visto il 09-02-2011
al Valle Occupato di Roma (RM)