ANIMELLE 1 EURO AL CHILO

ANIME VENDUTE, UN TANTO AL TOCCO

ANIME VENDUTE, UN TANTO AL TOCCO
Per parlare di prostituzione e mercificazione dell’io si può certamente scegliere di utilizzare il linguaggio della violenza. È la strada più semplice in un certo senso, oltre che la più diretta, la più familiare, la più ascoltata e conosciuta/immaginata. Ma la violenza può anche non essere costruita su gesti bruschi, spinte, schiaffi. Azioni che, soprattutto in teatro, rischiano di diventare false, se non irritanti, quando eseguite non alla perfezione. Il naturalismo è sempre una scelta ostica; scegliere di parlare con linguaggio naturalista della violenza sulle donne obbligate alla strada rischia di sfiorare troppo spesso la banalità. “Animelle 1 euro al chilo”, della Compagnia Kor, in scena al Teatro Out Off di Milano, ha corso in più punti questo rischio. Uno spettacolo che - nonostante i temi di fondamentale ed attuale importanza - tocca, colpisce e impressiona solo in alcune singole scene (penso alla sequenza di lampi di luce durante un violento amplesso – stratagemma poi ripetuto e che quindi ha perso valore ed efficacia – o alla scena finale dell’abluzione e del matrimonio-sogno di Li). Niente pungo nello stomaco. Ci sono spunti sicuramente buoni: due rigidi copri nudi incellophanati come manichini sono un’immagine forte, ma non si arriva a sfiorare interiormente la sensazione di violenza che davvero straborda, e di cui è necessario prendere coscienza e denunciare, da un certo tipo di ambiente. Forse la dimensione di violenza sulla mente avrebbe potuto dare una svolta allo spettacolo (non limitandosi al ricatto che il protagonista pappone fa alle ragazze, dicendo loro che devono rimanere con lui, se non vogliono che alle loro famiglie succeda qualcosa), ma di psicologico non c’è molto. In una scena scarna (scarna, non squallida come sarebbe potuta essere) si muovono quattro figure in generale senza spontaneità, stereotipi che non aiutano a ragionare. Rocco Ricciardulli (anche regista) è un pappone italiano che ama le sue donne, le “protegge” e le vende; Giada Barbieri interpreta un’aspirante ballerina con isterici sbalzi d’umore che, pur battendo, ha un ché di timido e pudico, un carattere a tratti spavaldo a tratti sottomesso; Natalia Liubchenko interpreta invece una giovane convinta di poter seguire il sogno di fare la stilista che viene invece sequestrata dal pappone e alla fine, perché troppo difficile e testarda, uccisa; Man-Lò Zhang veste i (pochi) panni di una esperta e disinibita prostituta cinese arrivata a Milano inseguendo l’utopia dell’amore. In bilico tra uno spiccato senso della realtà e la voglia di sognare, una irruente ironia e un’ingenuità che fa sorridere, è l’unica in grado di regalare emozioni sincere. Uno spettacolo che non aggiunge molto al dibattito sulla condizione della donna e della violenza sessuale, ma che è comunque un’altra voce, in un dibattito in cui le voci di denuncia non saranno mai troppe. In scena fino al 20 settembre
Visto il 15-09-2009
al Out Off di Milano (MI)