Con Atomos il coreografo Wayne McGregor vuole immaginare l'ordine indivisibile attraverso la tessitura di un canovaccio che si attua con una manipolazione architettonica dei corpi, una coreografia che cresce come una stella.
E’ certo che non manca di ambizione: immerso nella sontuosa illuminazione di Lucy Carter, che oscilla dal calore color sabbia alla profondità viola, alla foschia turchese, i dieci ballerini sembrano mettere in discussione ogni codifica coreografica. Ognuno di loro esprime l’irrequieta necessità di McGregor di mettere in indagare o scardinare la pratica stessa del coreografo, che in questo caso rivolge il pensiero agli scienziati e alle opere multimediali, e immagina costantemente nuovi modi per trasformare i momenti di ispirazione in danza.
Eppure, in Atomos è immediatamente riconoscibile il linguaggio coreografico di McGregor, la sua grammatica che combina l’astratta danza contemporanea con la grazia sinuosa della danza classica, una integrazione particolarmente estenuante per i ballerini, perché richiede totale fluidità e controllo.
McGregor ama portare i suoi ballerini oltre l’azione intuitiva e cerca ricorsivamente la frantumazione e la ricomposizione di sequenze di movimenti classici. Un esempio lampante in Atomos è il passo a due accompagnato dal violoncello solo, dove la classicità della sequenza è intersecata da brusche cadute di arti che sembrano cesure.
Nella sequenze corali, McGregor sembra rendere omaggio a Les Noces di Ninjinska, con un rigoroso studio dei danzatori come individui e della loro azione di gruppo, al contempo.
In conclusione, i significati di questa opera non sono necessariamente di facile lettura, ma il senso di ricerca è avvincente, soprattutto nella parte finale in cui gli schermi svaniscono, e il focus torna ancora una volta su questi superbi ballerini.
Danza
ATOMOS
Con Atomos il coreografo W…
Visto il
15-11-2013
al
Municipale Romolo Valli
di Reggio Emilia
(RE)