La bambolina di Gianni Spezzano si chiama Nicole ed è una giovane donna libera e dinamica che inizia a cercare un po’ di divertimento in un pugno di polvere bianca, e finisce col diventare la ragazza di Genny, un pusher napoletano che la trascina in un ambiente fatto di squallore e alterni momenti di lucidità cui affidare sogni e progetti irrealizzabili. Questo idillio di bassa lega viene interrotto da Lello, un agente corrotto che, bazzicando tra la legge e la malavita, dispone a suo piacimento di tutto quello su cui mette gli occhi, talvolta la vita, talvolta l’intimità altrui.
A fare da sfondo all’intera vicenda è la droga, una catena stretta ai polsi dei protagonisti che li mantiene ancorati alle proprie paure e ad un vizio che li spinge a rimandare la propria vita ad un domani imprecisato. Dai deliri causati dall’assunzione delle sostanze si penetra nella dimensione più intima dei personaggi da cui emergono dissidi infantili e traumi adolescenziali legati alla figura materna che, però, tradiscono una visione un leggermente limitata delle dinamiche alla base del consumo di droghe. Una rivisitazione della classica sceneggiata, come si legge nelle note di regia, in cui non ci sono figure eroiche in due dimensioni, ei personaggi connotati positivamente sono semplicemente quelli che continuano ad intravedere un barlume di speranza nelle loro esistenze.
La scenografia di Dino Bolzano è davvero efficace: gli oggetti di scena sono sospesi a fili metallici e il palcoscenico è allestito in più zone, a cui corrisponde il tratteggiamento di diversi luoghi, che intervengono a rendere la contemporaneità e la sequenzialità degli eventi, in una sceneggiatura che segue un andamento cronologico irregolare nella rappresentazione di cause ed effetti. Delicata e originale l’idea di trasformare le dosi di droga in palloncini, che vengono scoppiati ogni volta che i personaggi decidono di farsi una “botta”, generando un singolare impatto fonico.
Bambolina è uno spettacolo duro, caratteristica che si riflette nell’approccio particolarmente fisico alla recitazione, specialmente di Adriano Pantaleo e Ivan Castiglione. Cristel Checca rivela una minore maturità artistica rispetto agli altri ma riesce nella parte della ragazza ingenua e bizzarra. Il pubblico accoglie favorevolmente l’intera impalcatura probabilmente per la capacità di calibrare i momenti di, seppur amara, ironia e le sequenze più drammatiche.