Il testo è un piccolo (per la durata) gioiello di poesia e intelligenza che parte da uno dei luoghi comuni centrali del patriarcato nel quale tutte e tutti viviamo per scalzarlo e metterlo in discussione.
Sean e Lise entrano in casa di lui. Un divano rosso e molti scatoloni che il pubblico ha già visto mentre prendeva posto in platea.
Lise è stralunata, flemmatica, con due occhi così grandi che l'intera platea può specchiarvisi.
Sean sta sulle sue. Non approfitta di Lise, nemmeno quando lei, più goffamente che con disinvoltura, lo incoraggia.
A frenarli le loro storie. Quella millantata di Lise (sono norvegese il mio nome è il diminutivo di Liselote) quella vera, e non detta, di Sean.
In un breve incontro i due intessono una serata che non va. E quando lei gli dice che vuole fare l'amore lui decide di riaccompagnarla a casa.
In platea, uno spettatore canuto e anziano, commenta l'atteggiamento di Sean con ferocia maschilista dicendo a bassa voce ma alta a sufficienza perchè chi scrive possa sentirlo 'sto frocio! Fossi io al suo posto.
E' il migliore tributo al testo di Greig che nella reazione di quello sciagurato spettatore trova la sua chiave di lettura.
Se una donna ci sta soprattutto se è norvegese e dunque disinibita l'uomo che non ne approfitta o è frocio o le sta comunque mancando di rispetto.
Poco importa se l'uomo dopo molti anni in carcere non riesce ancora a vivere da cittadino libero e a un anno dal trasloco non ha ancora disfatto le scatole i cui tiene le sue cose.
Poco importa se si sente un padre fallito visto che non sa più nemmeno dove sui figlio sia.
Poco importa se la millantata disponibilità di Lise serva a nascondere un bisogno bruciante di contatto umano, che gli altri uomini le hanno permesso di cercare solo tramite il sesso, per allontanare una solitudine che toglie il fiato.
Se lei ci sta e tu non ne approfitti sei frocio.
Ecco la solitudine profonda in cui siamo tutti e tutte condannati a vivere. Quella dove il sesso non è mai il tramite di un'autodeterminazione che ci liberi ma solamente, sempre e ancora, uno strumento di potere col quale sopraffare o disporre dell'unica compagnia che ci è dato avere.
Se la società, quella esterna dove Lise e Sean si sono conosciuti, in casa di Sean non c'è non è perchè i due perosnaggi sono dei reietti ma al contrario perchè sono delle persone vere.
Reietta è la società dei consumi (del sesso, delle emozioni, delle relazioni) in cui (soprav)vivono gli altri e le altre.
Nessuna storia esemplare, nessuna particolare sorte caratterizza Sean e Lise se non il dolore di non avere a disposizione un immaginario collettivo che possa davvero sostenere due vite vere dove ogni gesto non è la negoziazione di una performance da esperire, da superare o nella quale eccellere ma dove, più semplicemente, ma anche molto più umanamente si è qui e ora.
L'abbraccio finale, non sessuale né sentimentale ma di contatto umano col quale la commedia si chiude cancella ogni smania competitiva e rigenera quella speranza nell'esser nel mondo cui il (buon) teatro sa spesso contribuire sensibilmente.
Roberto Rustioni che firma anche la regia, è uno Sean adeguatamente sottotono, che non ruba mai la scena a Elena Arvigo la cui interpretazione di Lise è talmente piena di vita e di umanità da farcene innamorare disperatamente.
Being Norwegian è sicuramente il più bel testo di questa tredicesima edizione di Trend un testo che ti entra nel sangue e ti rende libera e libero di essere senza dover competere, per trovarsi proprio quando non sei più di nessuno.
Prosa
BEING NORWEGIAN
Quando non sei di nessuno
Visto il
13-04-2013
al
Belli
di Roma
(RM)