Lo spettacolo di Emma Dante è una riflessione senza filtri sulla libertà, sul libero arbitrio e sui condizionamenti sociali. Uno spettacolo che riesce a dividere il giudizio di pubblico e di critica.
“Volevo raccontare il lavoro dell’attore, la sua fatica, la sua necessità, il suo abbandono totale fino alla perdita della vergogna”. Con questa intenzione comincia il percorso di creazione dello spettacolo Bestie di scena della regista palermitana Emma Dante.
Uno spettacolo che riesce a far parlare di sé, nel bene e nel male, dividendo il giudizio di pubblico e di critica. Chi pro chi contro, chi a favore di un teatro che riesce ancora, tramite una scelta provocatoria, a mostrare un pensiero che dal singolo si fa visione sociale, chi si ritrova paladino dei diritti dell’attore, a suo avviso, calpestati. E il bello sta proprio nel dibattito che lo spettacolo ha saputo innestare perché tutto ciò che crea pensiero critico è vivo.
La peculiarità dello spettacolo
Le intenzioni della regista sono dichiarate e, a suo modo, "Bestie di scena" è un tributo, per quanto doloroso, agli attori della Compagnia Sud Costa Occidentale e, perché no, anche un tributo al pubblico chiamato a non essere passivo spettatore di una vicenda ma provocato e invogliato a un ragionamento che si spinga più in là di un giudizio meramente estetico. D’altra parte quello che vediamo sul palco è spiazzante: “una comunità in fuga” che “s’illude di vivere”. Quattordici performers, ognuno con la propria peculiarità, uno diverso dall’altro che, quadro dopo quadro, ripetono azioni, diventano meccanismi senza controllo, crollano a terra, sono in preda a istinti primordiali, diventano animali in gabbie fatte di scope che cadono dal cielo e che li imprigionano in sbarre mentali.
Il linguaggio del corpo
Le dinamiche che si susseguono sono quelle del gruppo e quelle del singolo. Il gruppo è compatto, si aiuta, cerca soluzioni, il singolo ha più paura, si rifugia in azioni conosciute ma sempre cercando l’approvazione degli altri. È l’istinto che muove l’azione, non ci sono parole, il linguaggio è quello dei gesti, è il corpo che pensa e che reagisce in base agli stimoli esterni e gli attori in scena sono eccezionali nel restituire tutto questo creando un’atmosfera circolare, a tratti ipnotica.
"Bestie di scena" è una riflessione senza filtri sulla libertà, sul libero arbitrio e sui condizionamenti sociali.