“Questa è davvero la storia di Biancaneve”, aveva affermato Preljocaj a proposito della sua versione coreografica della fiaba dei fratelli Grimm. Uno sguardo oggettivo il suo, ancorato alla narrazione dei fatti ma al tempo stesso rivelatore della dimensione interiore; capace di cogliere il valore simbolico di un racconto dove paura e sogno, dolore e gioia, nascita e morte sono profondamente connessi.
L’ultimo appuntamento con la danza della stagione del Carlo Felice di Genova vede in scena il Ballet Prejiocaj in Biancaneve, un lavoro che il coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj ha creato nel 2008 su musica di Gustav Mahler.
La sua Biancaneve, pur rimanendo fedele all’originale, si proietta con forza nell’attualità ponendo a protagonista la regina (interpretata da Cecilia Torres Marillo, magistrale nel ruolo), una donna ossessionata dalla progressiva perdita della bellezza, offuscata dall’immagine perfetta, nell’animo e nel corpo, di una fanciulla che si apre all’amore per la prima volta racchiudendo in sé tutte le potenzialità di un futuro ancora da vivere.
La scena si apre tra fumi e oscurità in una landa desolata dove la madre partorisce Biancaneve nel dolore e poi muore. Salvata dal padre, la bimba cresce e s’innamora.
Un inizio inquietante, che contiene già tutti gli elementi della narrazione: l’ineluttabilità della perdita ma anche il suo superamento nell’amore.
Tra danze di corte di raffinata e moderna composizione, secondo il linguaggio gestuale di Preljiocaj, contemporaneo ma al contempo evocativo di elementi legati alla tradizione della fiaba nel balletto, il racconto prosegue lineare e preciso, con passi a due tra Biancaneve (meravigliosa la danzatrice Nagisa Shirai) e il suo giovane promesso sposo, di toccante intensità, e una danza verticale dei sette nani, che il coreografo rappresenta come minatori free climber su una parete rocciosa, d’eccezionale impatto visivo.
Di rara sensibilità compositiva anche la scena dei cacciatori mandati dalla regina a prendere il cuore di Biancaneve. il cervo che uccidono al suo posto danza con cadenza lieve e rituale, quasi presagendo il suo destino.
La regina- matrigna, vestita in guepiere e tacchi da Jean Paul Gautier - che ha firmato i costumi dello spettacolo - scoperto l’inganno riuscirà con forza brutale a far mangiare la mela avvelenata alla fanciulla, in un corpo a corpo spietato, dalla fisicità violenta.
Il finale riporta tutti gli elementi al loro ordine, mantenendo tuttavia la crudezza della fiaba nella compresenza di positivo-negativo, chiaro-scuro, bene-male. La fanciulla non si risveglia subito: danza inerte tra le braccia dell'amato dilatando all’infinito la speranza in un risveglio che lentamente si trasforma nella consapevolezza della perdita.
Invece, improvviso e sorprendente, il risveglio accade, dando avvio ad un passo a due fluido, appassionato, di delicata sensualità. Le felici nozze a Corte scandiscono la vittoria dell’amore assoluto ma vedono, se pur sconfitta e sola, ancora una volta protagonista la Regina. E’ il suo assolo furioso a chiudere lo spettacolo, restituendo alla storia la sua umanità.
Danza
BIANCANEVE
L'inquietudine di una fiaba dai colori dark
Visto il
23-05-2014
al
Carlo Felice
di Genova
(GE)