CAMMURRIATA 2.0

Lo spettacolo Cammurriata …


	Lo spettacolo Cammurriata …

Lo spettacolo Cammurriata 2.0, scritto e diretto da Davide Sacco, prende le redini dai componimenti che Giuseppe Patroni Griffi raccolse sotto il titolo di Cammurriata, titolo nato dall'unione delle parole «Camorra» e «Tammurriata» (genere di canto popolare), come precisa lo stesso Patroni Griffi. Benché si presenti come «una indagine sulla lingua napoletana basata su una ricerca di quella dura sonorità che ne è la matrice» (dalla Prefazione di Giuseppe Patroni Griffi a Cammurriata) Cammurriata vuole essere soprattutto uno specchio della realtà camorristica napoletana. Sempre nella Prefazione, Patroni Griffi continua, poi, con lo spiegare come per lui il napoletano sia una lingua, in sostanza, sintetica rispetto all'italiano, che non è in grado di esprimere determinati concetti esprimibili in napoletano attraverso espressioni colorite, che riescono a suscitare un effetto comico. Nonostante questo, il significante che risulta ilare a sentirlo non modifica talora il mortificante significato contenuto dalle parole, e che rispecchia il tema fondamentale della ricerca di Patroni Griffi: una realtà di Napoli di cui si rivela la quotidianità mortificante. La lingua napoletana, quindi, «consente agli sfaccettati lati comici della vita di svelare, a volte la loro bieca drammaticità di fondo, a volte il grottesco tragico che si nasconde nell'ilarità irresistibile». Ed è su questo punto che si concentra maggiormente lo spettacolo di Davide Sacco, interpretato da Matteo Mauriello, accompagnato musicalmente da Toto Toralbo (plettri, tammorre, e voce) e da Sossio Arciprete (chitarra). Lo spettacolo si configura come un grande monologo del protagonista (idealmente lo stesso Patroni Griffi, in quanto egli ha nome Peppino), accompagnato da musiche nelle sue riflessioni (riflessioni tratte a partire dai testi di Patroni Griffi) divenendo così un monologo cantato. Si rappresenta, così, la storia di un compilatore di necrologi che vede passare avanti ai suoi occhi non solo la sua vita, ma anche quella dei "nomi" che affollano le carte sulla sua scrivania e che passano per i tasti della sua macchina da scrivere; finché tra la marea di carte egli vi trova la lettera di una donna, una donna dal nome indefinito che gli si presenta attraverso le lettere sotto tanti aspetti quanti possono essere quelli della realtà stessa. Ed infatti sotto il nome di Maddalena, o di Carmela (nomi comuni nella realtà napoletana, e che possono ricordare l'immaginario dello stesso Patroni Griffi) altro non vi è che la personificazione della città di Napoli o, se si vuole, della sirena Partenope. Tutti questi elementi sono stati messi in risalto dalla recitazione di Matteo Mauriello, che pur non rinunciando alla sua vena comica, ha tradotto in termini di ironia amara, e perciò non sterile, il rapporto contrastante di amore e odio che si respira nelle pagine di molti testi di Patroni Griffi. Ironia amara che lascia lo spazio ora al ribrezzo, ora alla paura, con cambi repentini di espressione, quasi dei "voli pindarici" espressivi, che nella dissonanza e nel chiaroscuro del testo hanno reso l'alto e il basso, l'amaro e il vago, l'odio e l'amore, il bello e il brutto, l'ideale ed il reale; in una parola, il sublime fatto sia di meraviglioso che di mostruoso.
Uno spettacolo forte quello di Cammurriata 2.0, che, seppur in maniera minore rispetto alla crudezza, talvolta, dell'originale a cui si ispira, parla al cuore dello spettatore con un linguaggio dell'«arido vero» della realtà di Napoli, un vero spoglio, quindi, della cosiddetta mensonge romantique.

Visto il 08-05-2016
al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli (NA)