"Come si esce da una crisi? Si può chiudere con una falsa idea di progresso?". Sono alcune delle considerazioni che emergono dallo spettacolo Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni che con toni sarcastici affronta racconta il tema della recessione economica e sociale.
Il punto di partenza delle quattro donne anziane, morte suicide nel pieno della crisi economica greca - come racconta Petros Markaris nel romanzo L'esattore del 2011 - è ancora lo spettacolo e il pubblico a una linea narrativa, mentre gli attori fluttuano tra la recita e il dialogo. Sorprende la libertà e naturalezza con cui passano dall'intervento teatrale vero e proprio alle digressioni personali che spesso suscitano sorrisi tra il pubblico.
Uno spettacolo sperimentale che unisce il gesto alla parola, la narrazione alle riflessioni, sullo sfondo cupo di una dura realtà, in cui a prendere il sopravvento, a rivestire e mascherare gli oggetti e i personaggi è solo il nero, l'oscurità che chiude i pensieri. Ciononostante, il taglio ironico mette lo spettatore nella condizione di riflettere sul gesto politico di "voler andarsene" compiuto dalle donne anziane, sulla possibilità di restare come pubblico, come collettività, come uomo della società contemporanea.
Lasciare? Forse lasciarsi andare alla danza del sirtaki, quella stessa danza che il personaggio interpretato da Monica Piseddu desidera imparare, quella danza in cui un gruppo unito di persone si muove in cerchio. E’ il cerchio della vita, dei corsi e ricorsi della storia, della crescita e decrescita, è l’Uroboro antico che ancora muove le fila della realtà.