Purezza di linee, scenografia minimalista ma essenziale, costumi con colori forti, dal bordeaux al rosso rubino, dall’azzurro al verde smeraldo, fino ad arrivare a roteanti gonne leggere indossate solo esclusivamente dai danzatori maschi.
Un grande anello è sospeso sulle teste dei ballerini e cambia colore a seconda dei costumi di scena. Dai bordi del cerchio si sprigiona un leggero fumo che aleggia per tutto il tempo attorno ai danzatori, le cui movenze passano dalla precisione della tecnica classica a quella più libera e quasi anarchica della danza moderna. L’ idea sembra essere quella di una continua sospensione suggerita dal fumo che, come l’aria ci avvolge e circonda, a volte può diventare un vento così forte da togliere il respiro.
Nello stesso tempo l’aria, senza la quale non potremmo respirare, ci abbraccia dandoci un senso di sicurezza. E’ a questo vitale elemento della natura che si ispira “Cello Suites”, sottotitolo “In den Winden im Nichts” (che tradotto letteralmente significa nei venti, nel nulla) creato dal coreografo Heinz Spoerli originariamente per il balletto di Zurigo sulle musiche barocche di Johann Sebastian Bach.
Il balletto è andato in scena dal 7 al 19 marzo al Teatro alla Scala, come secondo appuntamento della Stagione di Balletto. Ripreso da Spoerli appositamente per la compagnia scaligera, il coreografo ha dunque saputo comunicare alla perfezione lo spirito di questa creazione basata su una perfetta simbiosi tra la musica del violoncello eseguita dal vivo da Massimo Polidori e i passi della coreografia. I danzatori scaligeri, dai giovani primi ballerini Claudio Coviello e Nicoletta Manni al momento apprezzati e adulati da pubblico, ai più esperti Mick Zeni, Antonio Sutera, Virna Toppi e molti altri, hanno saputo comunicare atmosfere di sapore balanchiniano. Una coreografia che gioca su armonie e diarmonie, sull’ordine e sul disordine, sulla pulizia del movimento ma nello stesso tempo sulla ricerca di uno stile diverso, dando la possibilità allo spettatore di entrare in un mondo nel quale il concreto e l’astratto trovano quasi una completa fusione.