Musical e varietà
CERCANDO SEGNALI D'AMORE NELL'UNIVERSO

I segnali d'amore nell'universo di Barbareschi

I segnali d'amore nell'universo di Barbareschi

Luca Barbareschi torna in scena nella sua Milano con uno spettacolo inteso a celebrare i suoi 40 anni di carriera: il titolo è Cercando segnali d’amore nell’universo. Segnali che non riguardano solo il suo lavoro, ma – soprattutto – la sua vita: le sue donne, le sue figlie il complicato rapporto con la famiglia d’origine.
Ma più si procede nella visione, più ci si rende conto che a essere ripercorsa non è la carriera del Barbareschi uomo di spettacolo, quanto invece la sua storia, la sua vita.
Ecco perché lo spettacolo comincia con un esaustivo ricordo degli anni della primissima infanzia, trascorsa a Montevideo, dove Barbareschi nacque, figlio di un ingegnere edile.
Atmosfere, ricordi, oggetti, profumi catapultano il pubblico nel mondo di questo bambino, che avrebbe conosciuto presto l’abbandono e poi sarebbe vissuto alla continua ricerca del calore di una famiglia.
Due ore un e un quarto di spettacolo, senza alcuna interruzione, a ritmo serrato, in cui Barbareschi (volutamente, crediamo) non si prende troppo sul serio, anche quando sarebbe il caso di farlo… Passa in rassegna tutta la sua vita, dalla Milano degli anni Settanta all’America che cominciava a convivere con lo spettro dell’Aids; e poi le sue donne, le sue avventure…e anche quelli che l’attore stesso definisce i suoi “buchi neri”.
Tutto questo sfoggiando la disinvoltura tipica dell’istrione, ma mantenendo (quasi) sempre un registro che tende a sdrammatizzare e relegare in un ambito di nostalgia una vita di eccessi che però vale la pena di essere vissuta. Spazio anche per un riferimento all’esperienza politica dell’attore, il quale consapevole di non essere adatto per i palazzi, introduce questo ricordo con una vibrante interpretazione di uno dei celebri monologhi del Principe di Salina dal Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Sul palcoscenico l’attore è accompagnato dal Marco Zurzolo Quintet, cui spetta il compito di rendere ancora più significativo questo viaggio nella vita (e nella carriera) dell’artista… Ma Barbareschi avrebbe potuto anche cantare di più in questo one man show, può tranquillamente permetterselo.
La dinamica regia di Chiara Noschese fa da collante a una drammaturgia effettivamente vera, che mette in luce Barbareschi uomo/artista come un unicum; ma è comunque il lato comico e scanzonato dell’artista a prevalere, in questo caso (non le riflessioni dell’uomo)… cio che conta è che al termine dello spettacolo il pubblico si alzi dalle poltrone divertito e soddisfatto.
In scena al Teatro Manzoni fino all’8 marzo.

 

Visto il 22-02-2015
al Manzoni di Milano (MI)