Prosa
A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI?

Luigi De Filippo interpret…


	Luigi De Filippo interpret…

Luigi De Filippo interpreta “’O Professore”, ovvero il marchese Eduardo Parancandoli (ma in questa rappresentazione teatrale il suo nome non viene mai fatto) ridotto da anni in povertà; protagonista irresistibile della commedia di Armando Curcio, incanta con facilità tanto gli altri personaggi della scena quanto il pubblico. Fermo sulle sue convinzioni di “filosofo”, rilassato e sereno in ogni situazione – per quanto apparentemente catastrofica - ha uno stile di vita del tutto anticonvenzionale ed al limite della legalità. Eppure, il bello di quest’uomo contro corrente, è che si riesce difficilmente a confutare le sue argomentazioni, frutto, evidentemente, di un’attenta osservazione del genere umano.

Se nella trasposizione cinematografica del ’42 veniva valorizzato il lato amaro della vicenda, in questa versione teatrale, come in quelle del secolo scorso, è privilegiata la parte comica. Mentre la trama della commedia si svolge, però, il Professore si ritaglia momenti di “pausa riflessiva”, offrendo aneddoti su Socrate, Platone, Diogene o su qualche saggio cinese e considerazioni talvolta paradossali, ma anche una visione acuta e condivisibile della vita, del lavoro, della coppia, che potremmo sentire molto attuali anche oggigiorno. 
Se da una parte Vincenzino Esposito e sua zia Carmela, don Ferdinando De Rosa, la sorella Rachelina e la loro madre si alterano per qualsiasi cosa e si affannano a risolvere problemi di carattere economico e materiale, al marchese sembra scivolare sempre tutto addosso, come se fosse superiore a tali preoccupazioni e certo che si possa trovare a tutto una soluzione, usando la furbizia.

In netta contrapposizione con il professore, l’ingenuo e goffo discepolo Vincenzino: il suo interprete ricalca lo stile di Peppino De Filippo e nel tentativo di imitare il maestro, riutilizza le sue citazioni, a sproposito smitizzandone il senso, per un effetto esilarante.
Non mancano una serie di personaggi di contorno, a fornire la classica rappresentazione di una popolazione napoletana sempre pronta a sparlare, ad approfittarsi a tutti i costi delle fortune altrui, fingendo di rallegrarsene e covando nel segreto invidia.

Dalla povera casa di Vincenzino e sua zia, realizzata con cura di dettagli nella scenografia, si passa nel terzo atto all’eleganza di casa De Rosa, coi colori sgargianti degli addobbi floreali che rendono bene il desiderio di apparire della famiglia. Proprio il marchese ci sorprenderà nel finale con un colpo di scena e risolverà i problemi di tutti i presenti senza che loro nemmeno se ne rendano conto, sfruttando semplicemente le loro illusioni e convinzioni mentali e distraendoli dalla realtà.

Visto il 28-12-2011
al Ambra Jovinelli di Roma (RM)