Un principio di innesto tra fumetto, musica indie e teatro.
Dissotterrati, riconoscibili nei tratti del corpo e della mente, cinque adolescenti morti ma vivi ed energici in barba al decesso e ai vermi vivono lo spazio della sala Fassbinder a stretto contatto con il pubblico, sotto una luce forte e abbagliante che non cerca banali ammiccamenti all'horror. C'è l'adolescenza e il suo lato più depresso e umbratile nel musical lo-fi per la regia di Eleonora Pippo con i giovani Mimosa Campironi, Marco Imparato, Elisa Pavolini, Maria Roveran, Libero Stelluti. E c'è Davide Toffolo che, volto coperto dalla consueta maschera, si fa parte attiva nello spettacolo tratto dal fumetto da lui scritto e disegnato. Una saga horror ma piena di romanticismo che racconta la storia di novelli zombie condannati a non interferire con le vite dei vivi, a mangiare carne umana e a costringersi lontani dall'amore. (Non) vivere con simili limitazioni però non è facile e allora il gruppetto poco morto e molto umano lo si riconosce di lì a pochissimo nell'impresa di intraprendere un percorso di iniziazione amore/morte/lacrime accompagnato dallo spirito guida Elisa.
Horror e giovinezza che si intrecciano fin quasi a confondersi perché gli anni dell'adolescenza, se sono i più rimpianti guardati da lontano, restano tra i più impervi quando li si vive. Nel primo episodio Mario, disperato per essere morto, accetta l'alternativa di addormentarsi nella terra ma un'angoscia ancora più grande lo risveglia. Sopra di lui Sabina, ragazza-lupo mannaro che non tollera di farsi corteggiare dal belloccio di turno. I brani dei TARM acquistano nuova linfa nel diventare il corpo, la voce e l'urlo di una generazione alle prese con l'inaccettabilità della crescita omologata. Ragazzi in bilico costante tra il desiderio di vita e l'inadeguatezza di non saperne reggere il peso. Chi ha letto il fumetto rintraccia le immagini, chi non l'ha fatto se le trova davanti e le ricostruisce a colpi di percezione.
Un immaginario fatto di carta che prende vita in uno spettacolo organizzato in forma di quadri pop più che secondo una vera e propria sequenza narrativa ma che a tratti pecca di una certa disarmonia tra le singole componenti: corpo, musica e parole. In parte, ma solo in parte, ciò trova la sua ragion d'essere in una ricerca più orientata all'energia e all'autenticità che al mero estetismo.