Musical e varietà
CROSSROADS: PAOLO FRESU BRASS BANG!

Nell’ambito del fest…


	Nell’ambito del fest…

Nell’ambito del festival jazz Crossroads  il 20 aprile a Imola l’instancabile Paolo Fresu ha presentato una delle sue tante avventure sonore, il progetto Fresu Brass Bang, un quartetto di soli fiati che da tre anni porta in giro per l’Italia, affinandone sempre più l’amalgama e l’affiatamento, in attesa della sospirata uscita del loro primo album in studio, ormai imminente. Il quartetto, oltre a Fresu al flicorno ed effetti elettronici, vede affiancati Steven Bernstein alla slide trumpet (detta anche tromba a coulisse, una specie di mini trombone) e alla tromba, Gianluca Petrella al trombone e Marcus Rojas al basso tuba, tutti grandi solisti e virtuosi del loro strumento.
Il progetto, come tanti altri analoghi, nasce dall’idea di promuovere a protagonista gli strumenti a fiato tipici delle bande popolari presenti in tante culture europee e non, dal forte impatto sonoro e  che da sempre ha attirato l’attenzione di molti grandi jazzisti, in tempi recenti portata alla sua migliore espressione da Lester Bowie e la sua Brass Fantasy a cui chiaramente questo gruppo si ispira, ma la fantasia e la forza scenica dei quattro ne fanno un gruppo assolutamente originale e propositivo, anche per l’estremo eclettismo del programma proposto, che spazia da arrangiamenti di brani classici di Haendel (nei concerti dal vivo di Fresu non manca mai una versione di Lascia ch’io pianga), ai classici di Ellington o Bowie fino a momenti di improvvisazione a ruota libera e sperimentalismi sonori dal sapore contemporaneo. Il tutto unito ad una estrema libertà e comunicatività grazie a momenti di puro divertimento e humor, come le frasi lette in un italiano maccheronico da Bernstein da un frasario di italiano-inglese o le passeggiate sul palco o in sala alla maniera appunto della banda di paese.
Il quartetto è organizzato in modo perfetto nell’amalgama degli strumenti, senza che nessuno emerga sugli altri e senza la solita catena di assoli a rotazione più o meno noiosi che sono alla base di quasi tutti i progetti simili: se Fresu e Petrella da noi sono ormai noti, l’uno per la pulizia e precisione del tocco, l’altro per la pura energia che scaturisce dal suo trombone, con il quale sembra essere tutt’uno,  piacevoli sorprese sono stati i due statunitensi: Bernstein, a parte le storielle, si rivela una vera forza espressiva e melodica, soprattutto con il suo originale “tromboncino”, come lo ha definito Petrella nella presentazione, mentre Rojas, oltre a motore instancabile e supporto indispensabile, riesce a tirare fuori dal suo basso tuba i suoni più incredibil, dalle sonorità del dijeridoo ad elementi percussivi. Fresu pur dando il nome al progetto si è mantenuto alla pari degli altri pur proponendo alcune raffinate composizioni originali per questo quartetto e ha limitato gli interventi ai filtri elettronici all’indispensabile, volendo mantenere alcuni dei suoni che lo hanno caratterizzato nella sua evoluzione musicale in un progetto che tipicamente dovrebbe essere solo acustico.
Lo spettacolo si è protratto per quasi due ore, con un pubblico folto ed entusiasta che ha meritato ben tre bis preziosi, tra cui un sentito omaggio a Fred Buscaglione e alla sua Guarda che luna, e un arrangiamento di una nenia tradizionale sarda interpretata in maniera delicata e spiritosa.

Visto il 21-04-2013
al Dell'Osservanza di Imola (BO)