La tesi di questo spettacolo è la facilità che ombra e musica si esaltino reciprocamente attraverso il linguaggio del teatro d’ombre contemporaneo, nella convinzione che, anche se lo spettacolo lirico nel complesso può sembrare anacronistico, gli elementi che lo compongono possiedono ancora notevoli capacità comunicative. L’Orfeo di Claudio Monteverdi è il cuore del progetto di Teatro Gioco Vita, che attua un’operazione drammaturgica e musicale di smontaggio e rimontaggio, di sottrazione e depurazione, che permette di indagare relazioni possibili tra corpo, canto e ombra, incentrando tutto lo spettacolo sulla coralità e la non personificazione interprete-personaggio, voce-personaggio. Il teatro d’ombre può essere visto come un linguaggio in più, che esalta aspetti contemporanei della musica, della vocalità e della scenografia del teatro di Monteverdi. Inevitabile la domanda: c'era bisogno di uno spettacolo come questo? Il libretto e stato sottoposto ad una drastica e semplicistica riduzione, la partitura è stata contratta in circa un’ora di quadri legati da intermezzi estranei allo stile ed allo spirito dell'autore originale. Di Monteverdi restano solo alcune arie. L’ arrangiamento e stato affidato ad un ensemble composto da sassofono, chitarra, tastiera, violoncello, contrabbasso e percussioni, che hanno snaturato il senso della partitura originale. I cantanti, per quanto generosi, erano di basso livello e la regia, di cui salviamo soltanto il gioco di luci, ha alcuni momenti interessanti in cui le ombre sono protagoniste della scena.
Si può approcciare questo esperimento solo come spettacolo-studio, in cui lo sforzo innovativo si sposta dal piano del linguaggio musicale e della composizione a quello della drammaturgia, scommettendo sulla maggiore ricchezza e fertilità di questo terreno.
Visto il
02-02-2010
al
Comunale - Sala Bibiena
di Bologna
(BO)