Come spesso capita la celebrazione di una ricorrenza costituisce il piacevole pretesto per promuovere eventi artistici, studi e convegni. Quest’anno ricordiamo il centesimo anniversario della scomparsa di Claude Debussy, straordinario innovatore della cultura musicale occidentale profondamente legato all’irripetibile temperie artistica fin de siecle.
I suoi rapporti con gli esponenti delle arti figurative in un momento di rivoluzione delle regole formali lo hanno fatto definire di volta in volta, impressionista, simbolista, astrattista, preraffaellita, di fatto la sua poetica può essere considerata il manifesto di un’epoca, il punto di svolta tra il rigore ottocentesco e l’esplosione libertaria del Novecento.
Un concentrato di brani famosi
L’opera per pianoforte di Debussy è forse la più emblematica della sua arte, dalle numerose raccolte la pianista coreana Ilia Kim ha estratto una serie di brani tra i più famosi, da
Deux Arabeques a
Clair de lune, da
L’isle joyeuse a
Ondine, alla mitica
La Cathedrale engloutie.
Le nebbie impressioniste e le esplosioni di ritmo hanno conquistato il folto pubblico dell’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza, in parte reduce da un affollato convegno sui rapporti tra
Debussy ed i pittori del suo tempo, che ha applaudito a lungo la brava ed elegante pianista, ormai italiana di adozione, di cui sono state molto apprezzate anche le presentazioni dei singoli brani. Fiori e festeggiamenti ripagati con due splendidi bis chopiniani: il
Notturno n.2 op.55 e l’esplosivo
Scherzo n.2 op.31, che hanno costituito un altro breve concerto.