Prosa
DELLA MADRE

Due madri per Mario Perrotta, continua la trilogia della famiglia

Della madre
Della madre

Mario Perrotta porta in scena il suo nuovo spettacolo intitolato Della madre. In scena con lui Paola Roscioli, a riconfermare un sodalizio artistico lungo oltre vent’anni.

Mario Perrotta porta in scena il suo nuovo spettacolo intitolato Della madre, una co-produzione Teatro Stabile di Bolzano/La Piccionaia. In scena con lui Paola Roscioli, a riconfermare un sodalizio artistico lungo oltre vent’anni realizzato in alcuni progetti e nella regia di diversi spettacoli. Come attrice Paola Roscioli è stata protagonista di un’altra apprezzata trilogia di Perrotta dedicata all’individuo sociale (Premio Speciale Ubu 2011).

In nome del padre, di Bimba e delle Madri

Realizzato con la consulenza drammaturgica dello psicanalista Massimo Recalcati, lo spettacolo si inserisce nella trilogia intitolata In nome del padre, della madre, dei figli, progetto iniziato nel 2018 che si concluderà nel 2021. Lo sguardo è rivolto alla famiglia nelle sue accezioni eterne, universali, contaminate dalle mutazioni legate al nostro tempo. Dopo la figura del padre, Perrotta qui parla della madre sempre però guardando ai figli, in una sorta di segno della croce poco ortodosso legato alla contemporaneità che parla di gioie sì, ma anche di croci vere.

La scena è abitata da due Madri (con la maiuscola) dette molto all’italiana, cioè sull’altare per statuto e ingiudicabili, figlie di Madonne sempre al di sopra del bene e del male. La madre della madre è interpretata da Perrotta, Paola Roscioli è sua figlia, madre a sua volta di Bimba. Le due donne si impongono loro per prime il ruolo di quelle che sanno tutto e sempre, salvo poi la prima arroccarsi dietro muri cementati col silenzio e la seconda andare alla ricerca di lumi in modo compulsivo sui gruppi di madri di WhatsApp. In fondo, si dimostra, quella tra donne è una perenne non-condivisione.

Ma non ti ama, no, lei non ti ama, no

Sul palco campeggiano due alte semisfere bianche che in penombra sembrano la sagome di seni, o due iurta collegate da un drappo-appendice a recitare la parte del cordone ombelicale. In realtà, accese le luci, le due enormi coppe rovesciate si rivelano ampie gonne da cui spuntano i busti dei due attori, che esordiscono cantando “Non credere”, la celebre canzone di Mina. Bimba è un’immagine creata all’interno delle gonne grazie agli effetti speciali di Laura Soprani e del video artist Hermes Mangialardo. Il suo è un mondo in immersione, dove a dibattersi è soprattutto la scelta tra vivere nel torpore amniotico e affrontare il prologo di un’odissea.

Bimba manifesta il proprio dissenso verso il mondo degli adulti che le toccherebbe perpetuare in modi silenti ma forti, modi in fondo inermi che generano però uno sconquasso nella vita di nonna e mamma. Il fondale dell’acquario a tratti si annebbia, in parallelo col “fondale” della messa in scena realizzata a teatro: la resa non è ottimale, deve essere ulteriormente perfezionata sia nei ritmi che nell’armonia dello svolgimento.

Nell’articolazione dei diversi linguaggi scenici utilizzati, l’indugio sui dialoghi tra mamme della chat, che fornisce i momenti più esilaranti, pare troppo marcato nell’economia della narrazione. Mario Perrotta travestito da nonna senza cappuccetto rosso pare mettersi di proposito in sottotraccia, almeno in questa fase dello studio.


Visto il 13-12-2019
al Astra di Vicenza (VI)