Gea Martire è senza dubbio una delle più versatili artiste nel panorama attoriale italiano: teatro, fiction televisiva e cinema ne hanno da tempo consacrato la bravura e la duttilità interpretativa. Attori anche meno bravi e popolari di lei, spesso, si adagiano sui comodi allori di un repertorio ruffiano e di facile riconoscibilità per quel pubblico che, impigrito dalla consuetudine televisiva, è sempre più indotto a seguire in teatro una programmazione clonata da quanto egli riceve in casa attraverso quei led che hanno sostituito l’antico tubo catodico. È per questo ancora più encomiabile la scelta di questa brava attrice di sperimentarsi in un piccolo ma nobile spazio teatrale come il TIN -Teatro Stabile di Napoli diretto da Michele Del Grosso, per giunta con un monologo tratto dall’opera di una brava ma sconosciuta autrice. “DELLA STORIA DI G.G.”, infatti, nasce come un racconto di Maria Grazia Rispoli, la quale, come ci informano le note che accompagnano lo spettacolo, ha scritto finora solo alcuni racconti mai pubblicati, ed è stata la stessa Martire a rielaborarlo in forma di monologo e a metterlo in scena, diretta da Marino Lamberti, ponendo al servizio di un’operazione non commercialmente facile, non solo le proprie capacità di teatrante, ma anche il richiamo di pubblico che le garantisce la sua popolarità.
Nasce così un piccolo grande gioiello che ci offre ulteriore possibilità, se mai ce ne fosse bisogno, di plaudire alle eccellenti capacità interpretative di un’attrice che si dona in maniera straordinaria alla scena, mettendo in campo una multiforme e riuscita varietà di espressioni, che partono dal dramma, per poi attraversare il grottesco, il comico, l’introspettivo, fino ad una non prevedibile tragedia, sulla quale, però, si intravede un finale comunque di vitale speranza. La storia, che non vorremmo svelare fino in fondo, si basa sulla freudiana antitesi tra Eros e Thanatos, pulsione erotica e pulsione di morte, che accompagna la protagonista dall’inizio alla fine della piéce, breve ma intensa e divertente, grazie all’intuito comico della Martire. Una piccola storia di una piccola donna che deve fare i conti con la fine terrena di un affetto caro, ma anche, più sottilmente, con quella di una gioventù che sta andando via, offrendole, come felice appiglio alla vita, l’amore di un giovane che però, oltre a risvegliarle i sensi, la fa sentire anche meno sicura di quanto in realtà non credesse di essere, fino all’imprevedibile colpo di scena finale. Sulla bravura della Martire abbiamo già ampiamente parlato, ma va ulteriormente sottolineata la sua capacità di sintesi attoriale e l’ottima regia di Marino Lamberti in uno spettacolo come quelli che vorremmo vedere più spesso, e che ci vengono offerti, sempre di più, in contesti teatrali autogestiti come il Tin che, per fortuna, non vivono di logiche di marketing o di geopolitica, ma solo di vero Teatro.
Prosa
DELLA STORIA DI G.G.
Amore e Morte attraverso l'ironia di Gea Martire
Visto il
27-03-2010
al
T I N - Teatro Instabile Napoli
di Napoli
(NA)