In un'atmosfera grottesca, con dialoghi surreali e divertenti, va in scena all'Arena del Sole di Bologna lo spettacolo Dipartita Finale con un cast di attori italiani eccezionali, tra cui il regista stesso, Franco Branciaroli, accompagnato da Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai e Maurizio Donadoni.
Con un chiaro riferimento al capolavoro di Beckett Finale di partita, la storia surreale di tre clochards - Pol, Pot e il Supino - che vivono in una baracca vicino a un fiume, mette in scena una riflessione metafisica sul senso ultimo della vita con toni divertenti.
“È una parodia, un western, un gioco da ubriachi sulla condizione umana dei nostri tempi' - come dichiara Branciaroli che recita nel ruolo della Morte - in cui le vite sospese dei tre barboni rivelano allo spettatore che si vive in uno stato di dormiveglia continuo. E come nasce la vita? Nel buio di una caverna, quando uno uomo accende la luce, mentre l'altro gli tiene compagnia. I protagonisti dello spettacolo appartengono alla dimensione dell'Eternità eppure sanno che tra poco accadrà qualcosa che metterà fine alla loro esistenza, qualcosa che va oltre la morte.
Dipartita finale è una farsa che gioca con le parole e le capacità interpretative degli attori. Una storia surreale che invita a riflettere sulla precarietà, sull'assenza di un significato ultimo della vita. L'esistenza - insegna questo spettacolo - è un continuo oscillare tra certezze e illusioni, corse verso obiettivi e fermate impreviste. Il richiamo continuo al sonno, alla morte, alla dimensione dell'eternità sono interpretati con un taglio ironico molto divertente che suscita un riso amaro, ma non troppo.
L'arrivo delle ruspe nel finale, le quali dovranno sgombrare la baracca dei tre barboni, non incute più timore, è la fine che arriva come termine ultimo di tutte le cose, perché ogni attesa, per quanto surreale essa sia, si conclude. La precarietà e le illusioni terminano lì dove suona una sirena, un lampeggiante illumina un buio mattino, il motore acceso di una ruspa scandisce il silenzio dell'attesa. La paura sul volto dei protagonisti è solo una reazione spontanea all'imprevisto. Si risvegliano dal torpore degli interrogativi metafisici, riprende la vita, perché la dimensione dell'eternità è solo un'illusione.
Si chiude un ciclo, si chiude un passaggio, si termina un'esistenza, se ne inizia un'altra.
Dipartita finale è uno spettacolo che si comprende poco a poco, persino nei giorni successivi frammenti di testo e immagini sceniche riaffiorano nella mente, come uno strano ricordo di qualcosa che si è vissuto, forse un sogno stesso. È l'abilità di un autore che sa cadenzare la parodia di un'esistenza precaria, mettendone a nudo le verità nascoste con vena comica e surreale.