Lirica
DON GIOVANNI

Il dissoluto globalizzato

Il dissoluto globalizzato

Siamo tutti libertini, tutti trasgressori, senza ma e senza se: questo in sintesi il messaggio che Graham Vick vuol farci passare con questo suo nuovo allestimento del Don Giovanni mozartiano, un dissoluto che sul finale non viene punito, bensì si mescola al pubblico, sedendosi in platea fra i suoi simili. Pochi gli elementi in scena: un SUV nero per celare accoppiamenti di vario genere, un cassonetto pieno di manichini e donne oggetto che pian piano prendono vita, una croce rosa al neon sul fondo, un’enorme bambola in versione sadomaso a sostituire sul finale il memento mori rappresentato dalla statua del commendatore. Donna Elvira è una suora invaghita del protagonista che fa il suo ingresso a bordo di una carriola, Don Giovanni uccide il vecchio padre di Donna Anna, che si muove col deambulatore, mostrandogli le mutandine macchiate di sangue frutto dello stupro della figlia, Leporello indossa perennemente una tuta da ginnastica e stira le camicie del padrone su un asse portatile. Su tutto prevale la voglia di sesso e sfrenatezze: droga per endovena e fiumi di cocaina gettati sul pavimento della festa a casa di Don Giovanni, una festa alla quale le tre “mascherine” si presentano in abbigliamento volgarmente sexy e in versione en travesti per quanto concerne Don Ottavio, set fotografico hard di sapore pedopornografico e sadomasochistico sul finale che ha come protagonisti adolescenti di ambedue i sessi, oggetto delle attenzioni del protagonista, il quale di fronte alla prospettiva della fine vuole godersi la vita fino in fondo. Il tutto in un insieme che non manca di cadute di tono e che, nel complesso, non palesa idee originali tali da poter in qualche modo dare vita nuova all’assioma iniziale, nutrendosi, invece, costantemente di déjà vu e ostentando un’idea di trasgressione piuttosto scontata, non di certo nuova agli occhi del pubblico.

José Luis Gomez-Rios dirige l’Orchestra I Pomeriggi Musicali staccando tempi molto discontinui, generalmente molto rallentati sulle varie arie, così da non agevolare un cast di cantanti per lo più giovani nell’esecuzione delle agilità.

Gezim Myshketa ci offre la figura di un Don Giovanni pieno di sé, arrogante, spavaldo, totalmente assorbito dalle proprie perversioni, dai tratti semidelinquenziali: la vocalità è adeguata al ruolo, pulita e naturale l’emissione, curato il fraseggio. Andrea Concetti tratteggia un Leporello in tutto simile al padrone del quale è scanzonato alleato; l’aria del catalogo risulta piuttosto piatta e priva di nerbo, forse anche a causa dei tempi lenti staccati in buca, ma la grande capacità attoriale del protagonista sopperisce ampiamente a qualche piccola pecca vocale. Generalizzate difficoltà nell’esecuzione delle agilità per il resto del cast. Tutto sommato efficace la Donna Anna di Valentina Teresa Mastrangelo che mostra di possedere uno strumento dal timbro piacevole e ricco di colori; l’acuto squilla, ma l’intonazione non è sempre precisissima. Qualche problema sui gravi per la Donna Elvira di Federica Lombardi, voce un poco nasale per Alessia Nadin nei panni di Zerlina e un Don Ottavio corretto, ma di non grande spessore per Giovanni Sebastiano Sala. Con loro l’adeguato Masetto di Riccardo Frassi e il buon Commendatore di Mariano Buccino.

Il pubblico in sala, diviso sul finale fra applausi fragorosi e fischi, ha comunque mostrato di apprezzare la prestazione di tutto il cast vocale e musicale.

Visto il 17-10-2014
al Ponchielli di Cremona (CR)