Prosa
DON GIOVANNI

L'UOMO E LA SUA SFIDA CONTRO IL SOPRANNATURALE

L'UOMO E LA SUA SFIDA CONTRO IL SOPRANNATURALE

A partire da El Burlator de Sevilla y convidado de piedra di Tirso di Molina, passando attraverso la lettura che ne danno le due tragicommedie di Molière e Goldoni, la figura di don Giovanni ha affascinato negli ultimi tre secoli personaggi del calibro di Mozart-Da Ponte, Puškin, Shaw, Dacia Maraini, per divenire uno dei cardini e dei topoi della cultura occidentale. Questa figura di libertino, che tanto fece scandalo al suo debutto, ci appare oggi forse sotto una luce diversa, maggiormente ricca di chiaroscuri, che tratteggia l’immagine di un uomo in qualche modo gigantesco, del quale, pian piano, giungiamo persino ad apprezzare le doti di sincerità e, se possibile, di perseveranza in uno stile di vita quantomeno originale, difeso e strenuamente ostentato contro ogni perbenismo e conformismo fino al tragico epilogo. Il segreto ultimo di questo successo, che valica i confini di varie epoche storiche, risiede nella sintesi suprema, operata appunto dalla figura stessa di don Giovanni, dell’eterno binomio che ha come protagonisti Eros e Thanatos in un gioco fra tragico e comico che vede il proprio protagonista nel contempo partecipare della vita e della morte. Non c’è che dire, tra la passionalità viva pulsante dell’uomo e il gelo del marmo della statua, fra libertà e necessità, il pubblico contemporaneo non può che parteggiare, nel segreto del suo cuore, per le prime.

La lettura dell’opera di Molière che ci viene offerta da Antonio Zavattieri e dalla Compagnia Gank è tutt’altro che banale e sa ben mettere in luce le tante sfaccettature del personaggio e le tante  letture possibili. Le scene e i costumi sono evocativi di spazi dell’anima più che di veri e propri spazi fisici, partendo dal fondale iniziale con nuvole tempestose che è cielo ed è caverna, fino al palazzo di don Giovanni e alla chiesa che vengono riproposti tramite l’uso teli dipinti con pochi tratti bianchi. Qualche richiamo all’epoca della composizione dell’opera lo troviamo nell’abbigliamento di Donna Elvira e nel fazzoletto al collo del protagonista, ma i costumi sono per lo più di foggia novecentesca.

Antonio Zavattieri è un don Giovanni arguto, seduttore incallito dai modi gentili, capace di sostenere con signorile distacco i continui rimbrotti, talvolta stucchevoli, che gli vengono da chi lo circonda e che egli persiste ad ignorare. Efficacissimo lo Sganarello di Alberto Giusta che tratteggia una figura di servo prudente, legata ad un mondo fatto di superstizioni e tradizioni religiose popolari, che non comprende e avversa le scelte del proprio padrone del quale si lamenta e con il quale intreccia quelle discussioni e quei conflitti tipici di chi è avvezzo ad una lunga convivenza. Davvero toccante la Donna Elvira di Ilaria Farini, sedotta e abbandonata, ma forte e risoluta nel proprio dolore, capace di sopravvivere alla vergogna aggrappandosi ai solidi valori cui aderisce con sincerità. Da segnalare le divertente coppia Pierotto – Carlotta, interpretati rispettivamente da Massimo Brizi e Mariella Speranza, che si muove, gesticola, parla, agisce e ragiona come se fosse appena uscita da un sobborgo periferico di Roma.

Buon successo di pubblico per uno spettacolo che la compagnia all’inizio della serata ha voluto dedicare alla memoria della grande Mariangela Melato.

Visto il 11-01-2013
al Ponchielli di Cremona (CR)