Prosa
DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

Dopo la rappresentazione d…


	Dopo la rappresentazione d…

Dopo la rappresentazione dello spettacolo Circo equestre Sgueglia, Alfredo Arias mette in scena la commedia Il bugiardo di Carlo Goldoni rappresentata per la prima volta nel 1750. Insieme ad Arias, che ha lavorato alla regia, Geppy Gleijeses (peraltro nel ruolo del bugiardo) ha riadattato la commedia goldoniana operando soprattutto sui dialoghi e la lingua della drammaturgia: il linguaggio, pur mantenendo alcuni tratti di parentela con il modello, rompe quell'unilinguismo linguistico proprio di Goldoni in favore dell'uso del dialetto veneto e della lingua napoletana al fine di semplificare i dialoghi e renderli più immediati. Inoltre tale contrasto pare talvolta porre l'attenzione su luoghi dei dialoghi al fine di far intendere, suscitando momenti di leggera comicità, al pubblico sfumature di significato che nella fictio romanzesca della scena non sono e non devono essere colte da altri personaggi.
Inoltre è introdotto nello spettacolo un discorso per così dire metateatrale e ciò lo si può comprende fin dall'inizio della rappresentazione in quanto Il bugiardo viene presenta come una rappresentazione teatrale itinerante di stampo capocomicale in cui fanno il loro ingresso in scena i Cannavacciuolo, gli attori della commedia messa in scena per le vie di Venezia (luogo dove le vicende sono infatti ambientate). Circa a metà dell'opera, poi, vi è una interruzione della commedia di Goldoni in cui gli attori della famiglia Cannavacciuolo si riuniscono tra un ipotetico primo e secondo atto (la rappresentazione originale ne consta infatti di tre) in cui discutono sull'originalità tematica della commedia esprimendo il desiderio di mettere in scena pièce che abbiano temi contemporanei e scottanti quali possono essere i problemi socio-economici che il mondo attraversa, per poi giungere al finale. E proprio a tal proposito bisogna sottolineare come, se nell'originale il bugiardo comprende che le bugie sono delle armi a doppio taglio e promette di non pronunciarne più, il bugiardo di Geppy Gleijeses non si redime esprimendo la volontà di seguitare nel profferire farsa testimonianza erroneamente convinto che ciò sia necessario al proprio utile.
Si potrebbe fare un parallelo circa queste differenze tematiche proposte da Arias e Gleijeses: si esprime la volontà di rappresentare i problemi contemporanei con la funzione di denuncia degli stessi di fronte ad un pubblico di uditori, ma questi problemi, soprattutto quelli socio-economici, esistono in quanto frutto di bugie e sotterfugi che a determinati livelli sociali si diramano inquinando la società. Sono quindi le bugie il vermo che genera gran parte dei mali della società e la volontà di frodare il prossimo, pensiero che pare emergere dai dialoghi e che ha spinto Arias e Gleijeses a mettere in scena, tra le commedie di Goldoni, proprio Il bugiardo.
Infine a proposito di scenografia e luci (rispettivamente di Chloe Obolenski e Luigi Ascione) esse, adoperandosi a riproporre le strade di Venezia, ben si uniformano alla commedia in cui l'azione tutta avviene an plein air e aderendo a quel carattere quotidiano proprio delle commedia originale.
Lo spettacolo Il bugiardo riadattato da Arias e Gleijeses si configura in somma come una commedia leggera in cui la recitazione dinamica, realizzata soprattutto da Lorenzo Gleijeses (nei panni sia di Arlecchino, servo di Lelio il bugiardo, sia in quelli del buon Brighella, servo di Florindo), partecipava fisicamente l'intera scenografia alla messa in scena e, per quanto riguarda una morale del quotidiano, riscontrabile anche nella fonte, orazianamente castiga ridendo i (mal)costumi, in questo caso il dire bugie.

Visto il 10-03-2016