Quando l’eleganza e la perfezione tecnica e fisica di etoile della Scala come Sabrina Brazzo, Gilda Gelati e di una grande star della danza come Marco Pierin, uno degli ex primi ballerini scaligeri più famosi in campo internazionale, incontrano le difficoltà che persone disabili sulla sedia a rotelle oppure con qualche altro handicap fisico o psichico si trovano ad affrontare nel momento in cui si avvicinano alla danza, nasce la “danza senza limiti” di Dreamtime.
Quinta edizione di un festival che anche quest’anno, pur tra mille difficoltà e la quasi totale assenza di Comune, Provincia e Regione denunciata senza troppi peli sulla lingua dalla sua direttrice artistica Paola Banone, è andato in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano.
Nato dalla convinzione che anche un corpo diversamente abile possa sperimentarsi attraverso la danza, come accade anche nello sport per gli atleti disabili che partecipano alle para olimpiadi, questo progetto ha visto la collaborazione di diversi artisti della danza classica, contemporanea, moderna e anche provenienti dal mondo del breaking come per esempio la “Compagnia Bellanda” formata da tre giovani danzatori di break dance guidati da Giovanni Leonarduzzi, udinese fondatore della Feet for Funk crew, una delle squadre più innovative e originali della scena hip hop contemporanea di cui diventa coreografo.
Nella coreografia “Né di più, né di meno”, che ha ottenuto il premio per la migliore coreografia come primo classificato alla manifestazione Cortoindanza 2012, i tre giovani danzatori esplorano un mondo tra cielo e terra, tra quotidianità e desiderio di fuggire dalla vita di tutti i giorni in un intreccio di stati d’animo, copri in movimento che sfidano la legge di gravità e parole sussurrate tra rabbia e dolcezza.
Di tutt’altro impatto il lavoro presentato dalla compagnia M.A.D. Time intitolato “Corpo Fechado, corpo aberto” con la sensibile coreografia creata da Paola Banone e Carla Vendramin che insieme a Beatrice Mazzola e danzatori della Fattoria Vittadini hanno creato una perfomance in cui alcuni elementi disabili, una giovane donna su sedia a rotelle, una ragazza down e una donna affetta da distrofia muscolare, hanno interagito con i ballerini mostrando al pubblico il risultato di un lavoro compiuto insieme alla coreografa brasiliana Carla Vendramin. Entrambe hanno lavorato sul concetto di corpo aperto, e dunque senza limiti apparenti cioè quello di una persona senza handicap fisici e di corpo chiuso, cioè di una persona limitata nel movimento come può essere un disabile il quale invece riesce ugualmente ad esprimersi attraverso il movimento, anche se con più difficoltà.
Sonia Ognissanti e Claudia Bicelli hanno invece esplorato il mondo della femminilità interagendo l’una sulla sedia a rotelle e l’altra in piedi, in una danza avvolgente fatta di foulard danzanti che appaino e scompaiono dai corpi, in un una mescolanza di colori tra luce e ombre.
Di tutt’altra cifra stilistica le coreografie proposte invece dai danzatori della Scala che pur proponendo coreografie neoclassiche nelle quali non comparivano danzatori disabili, hanno però lavorato ugualmente con loro partecipando a laboratori specifici portando la loro esperienza di danzatori professionisti.
Sabrina Brazzo, prima ballerina del Teatro alla Scala e etoile internazionale recentemente interprete nel ruolo di Albachiara in “L’altra metà del cielo” con le musiche di Vasco Rossi, ha presentato un assolo creato da Gianluca Schiavoni intitolato “Steel" tutto basato sull’uso della sbarra alla quale ci si appoggia normalmente per compiere gli esercizi di riscaldamento nella danza classica.
L’eleganza e la sensibilità artistica di Marco Pierin, che collabora da diversi anni con Paola Banone nel progetto Dreamtime, si è espressa insieme a quella di Gilda Gelati nella romantica coreografia su musica di Jaques Brel intitolata Le chanson de vieux amantes e nell’assolo “Flourishing” creato da Donatello Jacobellis.