Ripartenza per mille dopo la bufera-Coronavirus ai parchi di Nervi di Genova. Mille infatti è stato il numero degli spettatori che hanno assistito a Duets and solos, la serata inaugurale del Festival internazionale del balletto e della musica. Tutto esaurito nel teatro all'aperto allestito per l'occasione nei giardini che si affacciano sul mare, con misure antivirus operative sia sul palco che in platea.
Les etoiles
E’ stata una serata da numeri uno: l'eccellenza della musica e del balletto. A suonare sono stati due solisti che non hanno fatto rimpiangere l’orchestra completa: Beatrice Rana, astro nascente internazionale del pianoforte, e Mario Brunello, violoncellista che è già considerato nella top ten planetaria del suo strumento.
Con le loro note hanno danzato sette etoiles di prima grandezza: Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko (Hamburg Ballet); Sergio Bernal (Balletto nazionale di Spagna); Hugo Marchand (Opéra de Paris); Matteo Miccini (Stuttgart Ballet); Iana Salenko e Marian Walter (Opera di Berlino). Tutti assoli, in ossequio al divieto antivirus di contatto fisico: i pas de deux sono stati riservati alle due coppie di ballerini che sono coppie anche nella vita privata.
Il programma è iniziato con Aria dalle Variazioni Goldberg BWV 988 di J.S. Bach, con Beatrice Rana al piano solo: un pezzo che per definizione è in grado di mettere allo scoperto le capacità o i limiti tecnico-esecutivi di chi è alla tastiera. Si tratta del primo brano, quello che regge l’architettura modulare in 32 parti (due arie e 30 variazioni sul tema) delle Goldberg e che ha la funzione di presentare il tema che verrà utilizzato per le successive variazioni. Rana ha tenuto testa allo stretto registro di schemi matematici e simmetrie: non sorprende, visto che ha debuttato in orchestra a 9 anni proprio suonando Bach.
Poi è iniziato lo spettacolo vero e proprio di musica e balletto. Iana Salenko ha eseguito la Morte del cigno su coreografia di Michel Fokine e musica di Camille Saint-Saens. Matteo Miccini ha proposto SSSS, una coreografia di Edward Clug su musica di Frederic Chopin, il notturno op. 9 n. 1 in si bemolle minore.
Nel terzo balletto Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko hanno proposto Nocturnes, una coreografia di John Neumeier su due notturni di Chopin. A seguire una Suite of Dances su musica di Bach, eseguita da Mario Brunello al violoncello solo: lo strumento era un prezioso violoncello Maggini dei primi del ‘600.
La coreografia messa in scena da Hugo Marchand era quella realizzata da Jerome Robbins per Mikhail Baryshnikov. Il giovane ballerino francese ha dato il meglio di sé nella Giga dalla Suite n. 1 in Sol Maggiore BWV 1007.
Dal cerebrale Bach alla Spagna caliente. Sergio Bernal e Matteo Miccini hanno danzato la Folia de Caballeros: variazioni sul tema della follia. Iana Salenko e Marian Walter hanno danzato Thais, una coreografia di Roland Petit su musica di Jules Massenet. Una creazione originale per lo spettacolo Duets and Solos è stata Zapateado: una coreografia di Sergio Bernal, e da lui eseguita, su musica di Gaspar Cassadò per violoncello solo. Mario Brunello è stato abile non solo nel tenere testa alle intemperanze flamenche, ma anche nel rilanciarle.
Il valzer in un tessuto
Chicca della serata, dal punto di vista musicale, è stata La Valse di Maurice Ravel, eseguita da Beatrice Rana al piano solo. Il brano composto nel 1920 con le sue complessità tecniche rispecchia in pieno le inquietudini sociali e strutturali del primo dopoguerra, anticamera di quanto accadrà in Europa dopo il 1933.
Dopo la fanfara per invitare i ballerini immaginari alla danza, in un caos di note magistralmente riprodotto da Beatrice Rana, emerge il tema del valzer. Poi il tempo in tre quarti del valzer prende coraggio, ma si confronta con un tessuto trattenuto di note.
La pianista è stata brava a tenere tutto in sospensione, tutto sul punto di esplodere ma senza la deflagrazione che metterebbe fine a tutto. Ravel e con lui Beatrice Rana lottano con il conformismo del valzer, che per effetto del conflitto diventa sempre più irriconoscibile, stralunato e caotico: per poi essere destrutturato nel finale. Una operazione che Beatrice Rana ha saputo condurre in porto mantenendo sempre ferma la barra del timone.
Dopo questo climax lo spettacolo non poteva che andare verso la normalizzazione: vedi la Sonata di Rachmaninov, danzata ottimamente da Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko. O un Cigno al maschile con coreografia di Ricardo Cue messa in scena da Sergio Bernal. Chiusura con passerella finale suonata e danzata per gli artisti.