Lirica
EL CIMARRON

Sogni di libertà in musica

Sogni di libertà in musica

Durante il suo soggiorno cubano, tra il 1969 e il 1970, Hans Werner Henze si appassionò al resoconto della vita di Estéban Montejo, raccolto dallo scrittore ed etnografo Miguel Barnet nella novela indigenista pubblicata nel 1966 con il titolo Biografia de un Cimarrón (in Italia venne edita nel 1968 da Feltrinelli, con il titolo Autobiografia di uno schiavo). Estéban Montejo all'epoca del suo racconto aveva ben 103 anni, ma nondimeno sopravvisse ancora fino all'incredibile età di 113 anni, segno che le tante vicissitudini sopportate avevano forgiato una fibra robustissima.  

Nato schiavo nel 1860 e strappato piccolissimo a genitori mai conosciuti, Montejo fu costretto a lavorare in condizioni disumane nelle piantagioni di canna da zucchero di Cuba, sino a quando riuscì a fuggire per campare libero, anche se come un animale selvatico – questo il senso dell'aggettivo cimarrón – nelle rigogliose foreste dell'isola. Rientrato nella civiltà solo quando nel 1866 fu abolita la schiavitù, scoprì subito che lavorare quale bracciante non era meno faticoso che in passato; passò allora come operaio in una fabbrica di zucchero, condizione meno dura dell'altra. Ebbe modo di partecipare attivamente alla lotta di liberazione dal giogo spagnolo (1895-98) e di vivere poi sulla propria pelle tutte le trasformazioni politiche e sociali della sua terra - Rivoluzione Castrista compresa - sino agli anni Settanta del secolo scorso. La sua lunga e densa autobiografia rivela non solo le esperienze d'un animo indomito e ribelle, ma anche un profondo spirito filosofico ed un'insolita capacità di introspezione, ed un acuto osservatore della natura e della società in cui visse. Questi gli elementi che affascinarono subito Henze, il quale chiese ad Hans M. Enzenberger di ricavarne un libretto – suddiviso in 15 sezioni per altrettante situazioni narrative come Il mondo, La schiavitù, La fuga, La foresta, Gli spiriti, Le donne, La ribellione, L'alchimia della memoria - da mettere in musica. Dopo un veloce iter compositivo ne derivò la partitura di El Cimarrón, uno dei momenti più alti ed avanzati della produzione del musicista tedesco:  tre soli gli strumentisti coinvolti, cioè un chitarrista, un flautista impegnato dal basso all'ottavino, ed una imponente batteria di percussioni – più o meno una sessantina - affidata non solo ad un apposito esecutore, ma talora anche ai primi due solisti; più un cantante/attore per la parte di Montejo, al quale viene richiesto di sostenere una tessitura ardimentosa che passa dalla semplice declamazione al canto più estremo, e talvolta pure all'emissione di curiosi suoni onomatopeici. Nell'insieme, Henze riesce nell'impresa di ricreare un universo timbrico insospettabilmente ricco e variegato a dispetto del ridottissimo organico, con qualche passaggio lasciato all'improvvisazione degli interpreti, nel cui divenire solo rari accenni ritmico-melodici fanno capolino, quali fugaci citazioni di canti popolari o di danze tradizionali del folklore cubano.

Presentato al Teatro dei Rozzi nell'ambito del Chigiana International Festival & Summer Academy 2015 (fusione di due distinte manifestazioni estive, la Settimana Chigiana e Maestri in Terra di Siena, in un'unica e più estesa programmazione artistica) con una nuova produzione a cura di Laura Croce, El Cimarrón è stato posto nelle mani di tre strumentisti di indubbia bravura e duttilità – Luigi Attademo alla chitarra, Luciano Tristaino ai flauti, Maurizio Ben Omar alle percussioni – che hanno costruito un edificio sonoro policromo e fiammeggiante; e ad un giovane vocalist preparatissimo e di grande versatilità, il baritono Maurizio Leoni, che ha saputo padroneggiare perfettamente il suo multiforme personaggio. A Laura Croce, anima tra le anime del fiorentino Murmuris Teatro, l'incarico di dare un aspetto scenico alla narrazione: compito assolto ponendo gli strumenti al centro dello sguardo, e facendo volteggiare in scena un Montejo in luminoso abito bianco, panama in testa, ammiccante e inarrestabile; e con un trapasso continuo di evocative immagini proiettate sullo sfondo, ripetute nei piccoli schermi video che man mano vengono accesi verso gli spettatori. 

Visto il 17-07-2015
al Dei Rozzi di Siena (SI)