Lirica
THE EMPEROR JONES

Ancona, teatro delle Muse, “T…

Ancona, teatro delle Muse, “T…
Ancona, teatro delle Muse, “The emperor Jones” di Louis Gruenberg GLI INCUBI DELL'IMPERATORE Scelta particolare quella delle Muse di inaugurare la stagione con questa opera poco rappresentata, proseguendo nel repertorio meno conosciuto voluto dal direttore artistico Alessio Vlad. Interesse massimo della critica, meno del pubblico, nonostante un intenso e lodevole programma di iniziative collaterali precedenti la messa in scena (incontri, proiezioni di film ed altro). Opera rara, si diceva, tanto che Bruno Bartoletti ha dovuto studiare la partitura sulle fotocopie dell'autografo, non esistendo trascrizioni. E Bartoletti, conoscitore profondo della musica del Novecento e di quella americana (ha diretto per mezzo secolo l'Opera House di Chicago), ha diretto in modo eccellente l'Orchestra Filarmonica Marchigiana. The emperor Jones (libretto tratto dal dramma di Eugene O'Neill) debuttò a New York nel 1933 diretto da Tullio Serafin, prima vera opera americana presto dimenticata, metafora del potere e delle sue derive. Nella partitura Louis Gruenberg guarda a Bernstein ed a Gershwin, ma anche al jazz americano ed all'espressionismo europeo. Opera compatta, breve (novanta minuti) ma intensa, un crescendo di tensione emotiva in cui gli spettatori seguono la vicenda del protagonista fino al suicidio, trasformato in una sorta di rito tribale con stregone. Il protagonista, Brutus, è un uomo di colore fuggito su un'isola per evitare una condanna; spavaldo, sopraffattore, spregiudicato, prepotente, Brutus instaurata una dittatura, vessa il popolo e pensa di fuggire con immense ricchezze; ma gli abitanti dell'isola sono contro di lui e preparano una rivolta: non vale a salvarlo la messa di guardia di un bianco, Henry Smithers. L'imperatore fugge nella giungla ma i fantasmi interiori non lo lasciano. La fuga nella giungla scandita dai tamburi in un crescendo ansiogeno, metafora di un tormentato percorso interiore, è scandita da allucinazioni ed incubi, visualizzati nella parete di fondo da strisce rosso sangue, un teschio, una sostanza nera magmatica oleosa, erba verde ingigantita. Brutus si ravvede, comprende i suoi errori e si avvicina a Dio. Però è troppo tardi. Le colpe hanno il sopravvento e si uccide con un proiettile d'argento (“The silver bullet” è il titolo originale del dramma). Lo spettacolo è di grande suggestione per la mirabile la messa in scena, realistica e simbolica al tempo stesso. Henning Brockhaus (autore di regia, scene e luci, mentre i costumi e le videoproiezioni sono a cura dell'Accademia di Belle Arti di Macerata) ha creato una bassa pedana quadrangolare, ai cui lati barboni di colore dormono in mezzo ai cartoni o si rotolano nella sabbia rossa dopo l'iniziale pioggia battente. Sullo sfondo un muro che riflette la platea e su cui si proiettano immagini che rendono l'inquietudine interiore del protagonista, quei mostri che gli divorano l'anima e lo conducono alla morte. Il coro, nella sola sezione maschile, è in scena per tutto il tempo, immobile, i volti coperti da maschere rosse. Certo è che l'opera non può essere rappresentata se non si ha un protagonista straordinario, come in questo caso, capace di reggere perfettamente la scena da solo per oltre un'ora e di rendere il percorso mentale dell'imperatore. Nmon Ford infatti rivela enormi capacità attoriali; la voce è solida ed in grado di rendere ogni sfumatura nel cantato, nel declamato e nel parlato. Meno rilevante la parte di Smithers che il tenore Mark Milhofer risolve con padronanza e un adeguato mezzo vocale. Con loro Laverne Williams (una vecchia indigena), Jean Ndiaye (lo stregone) e Ismaila Kante (Jeff), i due ultimi in ruoli muti. Diversi posti vuoti a teatro, pubblico molto plaudente alla fine. Visto ad Ancona, teatro delle Muse, il 25 gennaio 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Delle Muse di Ancona (AN)