La stagione teatrale 2010-2011 “Gusti Astrali” del Teatro Astra di Vicenza si è chiusa con l’innovativa messa in scena di Enimirc, firmata da due giovani performers vicentini, I-Chen Zuffellato e Andrea Fagarazzi.
È nel teatro, spazio per eccellenza liminare tra realtà e finzione, che la coppia Fagarazzi & Zuffellato, artisti visivi e coreografi indipendenti, ha deciso di mettere in discussione ogni tipo di certezza e di verità a cui i nostri occhi sono abituati: la vista è il senso che maggiormente restituisce la realtà quotidiana, che ci dà la percezione dello spazio e del tempo, che ci rende sicuri dei nostri passi e della nostra vita. Privati improvvisamente di questo senso il risultato è spiazzante: si sprofonda nel buio, nella vertigine e nell’angoscia, sensazioni che dieci spettatori scelti prima dell’inizio dello spettacolo, bendati e mascherati, hanno avuto modo di conoscere durante i tre quarti d’ora in cui sono diventati protagonisti della vicenda, ignari complici di delitti efferati oppure vittime di sanguinari giochi di poteri.
Non vi sono più certezze, non vi sono più punti di riferimento; si viene inconsciamente posti di fronte ad un processo all’incontrario che già nel titolo, se letto dall’ultima alla prima lettera, trova il suo obbiettivo: l’esegesi di un Crimine.
Ma la realizzazione di questo crimine, d’altro canto, si presenta come una paradossale, grottesca sfilata di maschere per la maggior parte zoomorfe, animate grazie alle indicazioni bisbigliate in un orecchio dai due performers che conducono il gioco registico nei minimi dettagli.
L’evocazione e la citazione di crimini famosi o sconosciuti avviene sotto gli occhi del pubblico apparentemente passivo spettatore ma anch’esso coinvolto ed assalito dallo stesso senso di impotenza e di angoscia che domina i dieci neoattori sul palco.
È necessario essere disposti a rinunciare a qualcosa, alla vista, in questo caso, per guadagnare la possibilità di confrontarsi con una nuova e diversa percezione della crudeltà, della violenza, dei meccanismi di potere che affollano la società, le persone, i mass media; quello che viene inscenato sul palco riguarda tutti noi e, mano a mano che la performance si sviluppa, si avverte la realizzazione di una presa di coscienza collettiva.
Esiste libertà di espressione o è solo una mera utopia? È possibile ribellarsi, aprendo gli occhi finalmente privi di filtri dettati dalle censure o dalle paure? Siamo realmente solo burattini costretti ed eseguire degli ordini o è possibile trovare una soluzione alla violenza che siamo costretti a subire? Quanto ancora siamo disposti ad accettare i nostri quotidiani comportamenti omertosi?
Enimirc è un work in progress, non si propone di dare risposte, piuttosto cerca di porre domande dirette, scomode, senza mezzi termini.
È teatro sperimentale che cerca il dialogo aperto con diverse esperienze come l’arte visiva, la coreografia, la video arte.
Gli ultimi dieci minuti di spettacolo riassumono, attraverso il montaggio realizzato quasi in diretta dal gruppo di video artisti Aqua-micans group, i momenti più incisivi di ciò che è avvenuto sul palco. Finita la proiezione anche i video operatori lasciano la loro postazione e il palco resta vuoto; il pubblico spiazzato, batte le mani anche se non vi è nessuno a raccogliere gli applausi finali.