Quando il 9 marzo 1844 al Teatro La Fenice di Venezia debutta Ernani di Giuseppe Verdi su libretto di un giovane Francesco Maria Piave, sono ormai quasi tre lustri che il dramma in versi di Victor Hugo, da cui esso trae ispirazione, ha fatto il suo ingresso sulla scena parigina segnando il definitivo trionfo del teatro romantico: una pietra miliare della cultura dunque, quasi l’emblema di un passaggio epocale.
Il nuovo allestimento del Circuito Lirico Lombardo insiste molto, e con intelligenza, sullo stretto rapporto che lega l’opera verdiana al modello, proponendo al pubblico, nei momenti topici della vicenda, la lettura di alcuni dei versi composti dal poeta di Besançon, incastonati sul retro delle pareti circolari girevoli che costituiscono, con il loro continuo comporsi e ricomporsi in forme diverse, l’ossatura delle scene ideate da Dario Gessati. Pur nella sua semplicità e voluta nudità l’ambientazione risulta opulenta, l’oro sfavilla ovunque in tutte le sue forme e declinazioni di colore; la ricchezza e la potenza di una Spagna che ha in sé i germi di un’ostentazione eccessiva quasi decadente riempiono gli occhi dello spettatore. Funzionali a questo proposito i bei costumi dai colori accesi di Valeria Donatella Bettella e le luci di Fiammetta Baldisseri le quali, dai toni caldi del giallo, virano talvolta su quelli freddi e lividi del verde e del viola a ben sottolineare il tema dell’odio e della vendetta. La regia di Andrea Cigni punta a mettere in risalto il tema dell’onore che, nell’opera verdiana, prevale certamente su quello dell’amore. I movimenti dei protagonisti e delle masse sono curati in ogni dettaglio ed evidenziano una conoscenza profonda delle dinamiche teatrali davvero non comune, la quale permette poi a tutto l’ingranaggio di funzionare alla perfezione.
Buono nel suo complesso il cast. Emozionante l’Elvira di Maria Billeri, solida nel registro acuto come in quello grave che risulta corposo e sempre a fuoco; il fraseggio è agile, come dimostra la cavatina risolta in maniera magistrale, e l’emissione è ricca di colori. Un po’ meno convincente l’Ernani di Rudy Park dal canto eccessivamente muscolare, talvolta povero di sfumature, che lo vede spesso svettare su tutti, ma che gli impedisce nel contempo, come nel caso del duetto d’amore, un buon amalgama con la partner che egli tende in più punti a sovrastare. Enrico Giuseppe Iori è un Silva autorevole e imponente dal timbro caldo e avvolgente cui si contrappone il Don Carlo forse scenicamente meno dominante di Alessandro Luongo che rivela però di possedere una voce piacevolissima, di straordinaria morbidezza, dosata sempre con vera maestria. Più che discreti i comprimari: nel ruolo di Giovanna Nadiya Petrenko, in quello di Don Riccardo Saverio Pugliese, in quello di Jago Gianluca Margheri.
Antonio Pirolli ha ben diretto l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali dando una lettura vivace e vigorosa della partitura, puntando sempre su sonorità limpide e pulite. Complessivamente buona anche la prova del Coro del Circuito Lirico Lombardo preparato dal maestro Antonio Greco.
Teatro gremito e pubblico entusiasta, prodigo di applausi per tutti a fine spettacolo e a scena aperta.