Evitare l'uso prolungato è uno spettatolo che beneficia sopratutto dell'affiatamento dei due attori: Mauro Pulpito e Fabiano Marti. La loro intesa è sorprendente e l'uno attinge forza e verità dall'alto.
Ciascuno di noi può rispecchiarsi nelle nevrosi dei due protagonisti: Mario e Fabio e ne può riderne attivando una catarsi che ce ne fa prendere le distanze, aiutandoci a pesare le nostre reazioni e le fobie, senza giudizio.
È una storia fatta di uomini e raccontata da uomini: non ci sono fronzoli di costume e scenografia che possano distrarti. Tutto è minimale per lasciare l'affabulazione ai due protagonisti. È la loro capacità evocativa che crea volta per volta scenografie e costumi cangianti, portandoti a spasso nello loro vite.
Particolarmente degna di nota la prova di Mauro Pulpito: recitazione asciutta e con notevole dovizia di sfumature. Entra subito in un dialogo sincero e affatto recitoso con il compagno di scena, il quale nel primo monologo d'apertura, fatica a mettere a punto una strategia comunicativa efficace e veritiera.
Lo spettacolo non credo abbia velleità di moralismi, anche se le battute finali soffrono un po di patetismo, e diverte il pubblico con una comicità raffinata e mai volgare.
La parte centrale ha uno stallo di ritmo, dovuto probabilmente alla mancanza di nodi drammatici forti da sviluppare, ma si esce da questo impasse senza danno grazie alle doti comiche degli attori che nei minuti finali ci regalano un'ottima conclusione, sia in termini di drammaturgia che di ritmo.
Luigi Orfeo