Prosa
EXIT

Exit, una crisi senza uscita

Exit, una crisi senza uscita

La crisi di coppia analizzata nelle sue declinazioni e alle sue origini, con un excursus tra presente e passato che riconduce alla certezza che nulla può ritornare come prima.


Sara Bertelà e Nicola Pannelli sono una coppia incapace di ritrovare un’intesa e una ragione di stare insieme. In una sequenza di dialoghi appaiono evidenti l'incomunicabilità e la totale disparità dei punti di vista. I protagonisti parlano tra loro senza comprendersi e poi, con un escamotage che pare tratto da un film di Woody Allen, riflettono rivolti al pubblico su quanto detto, rivelando punti di vista del tutto inconciliabili, rivelatori dell’eterna diversità dei due sessi. 
Le loro difficoltà di coppia, non individuabili in alcun motivo particolare, ma presenti in tutti gli ambiti (non la politica, il sesso o i calzini, non la mancanza di figli, ma tutto e nulla di ciò) sono rappresentate nel capitolo “affari interni”, scritta luminosa posta sopra una minimale scenografia pastello che rappresenta la casa.


“Affari esteri” è la scritta sotto la quale, dopo la separazione, lui cerca consolazione in un’avventura con una sua studentessa (Iris Fusetto) e lei trova un frammento di serenità nell’amicizia con un altro uomo (Davide Lorino).
Quando crollerà anche il neonato rapporto con la nuova donna, nel frattempo in attesa di un bambino, sarà evidente la mancanza di soluzione alla primitiva crisi attraverso la costruzione di una nuova relazione amorosa. Non c’è exit, ma la via più ragionevole e costruttiva appare quella dell’amicizia, unico rapporto umano non contaminato da paranoie e pretese.


In “Europa”, l’ultima parte, i due coniugi si incontrano e, in contemporanea sulla scena, gli altri due protagonisti intessono un’amicizia. Gli uni parlano degli altri incrociandosi e scambiandosi nella narrazione, creando una continuità cinematografica che offre punti di vista e sfaccettature ironiche e illuminanti.La scritta exit in neon rosso non offre un’uscita, non esiste un finale chiarificatore, solo un tentativo amichevole di non rompere i rapporti umani, ma di trasformarli in altri spassionati e privi di tensioni.

Molto bravi i protagonisti che si muovono tra ironia e analisi di sé e della coppia, in una commedia che fa sorridere del paradosso della forzatura di una vita matrimoniale in cui le esigenze interiori dell’individuo rimangono prive di corrispondenza nell’altro in un’insoddisfazione senza rimedio.


Il taglio registico di Fausto Paravidino è sempre dinamico, cinematografico, ricco di flash back e di incisi laddove i protagonisti rivelano la loro verità interiore. Le scenografie sono minimali e gli ambienti si trasformano a scena aperta con lo spostamento di pochi elementi e la discesa, dall’alto, di insegne luminose ad indicare un bar, una pizzeria o un logo della libreria Feltrinelli.


Una commedia che dipinge in modo lieve il dramma umano del disagio del rapporto uomo-donna, naufragato nella diversità e nell’incomprensione.

Visto il 09-04-2014
al Paolo Giacometti di Novi Ligure (AL)