Musica
FAUST RAPSODIA

“Faust Rapsodia”, l'incontro fra Goethe e Schumann secondo Micheletti

Faust Rapsodia
Faust Rapsodia © Luca Concas

Al centro della Trilogia d'autunno di Ravenna Festival trova spazio l'immortale mito di Faust, che nei versi di Goethe trovò la sua massima esaltazione. E con Robert Schumann una delle sue massime interpretazioni musicali, le Sznes aus Goethes Faust, iniziate nel 1844, terminate nel 1853, eseguite postume a Lipsia nel 1862. 

Creazione musicale tutta sui generis – un oratorio, ma con robuste iniezioni sinfoniche – spesso frequentata nei paesi di lingua tedesca, assai poco da noi; pur se il Regio di Parma può vantarsi d'averla posta – con la direzione di Renzetti e la regia di De Ana – ad inaugurazione della sua stagione 2008. Allora, l'esecuzione seguiva fedelmente la partitura schumanniana. 

> GLI SPETTACOLI IN SCENA <


Qui, messa al Teatro Alighieri nelle mani di Luca Micheletti – uomo di teatro a tutto tondo, personalità poliedrica e di inesausta inventiva – ne è sortito qualcosa di nuovo e di diverso. Faust Rapsodia (sottotitolo Dal ciel sino all'inferno) è uno spettacolo ripensato radicalmente, che solo in parte rispetta le cadenze originali delle sette Szenes originale, scompaginandole senza stravolgerle del tutto. Possibilità, peraltro, già suggerita dallo stesso scrittore di Francoforte. 

Per esso ha elaborato una nuova, ammaliante drammaturgia, sistemando nuove situazioni, eliminando alcune figure ed introducendone di nuove. Per le parti recitate, si recupera la bella traduzione ottocentesca dell'immenso poema di Goethe, per mano di Andrea Maffei; e per quelle cantate, i meno nobili versi che Vittorio Radicati – marito di Julie, terzogenita di Schumann – approntò per la prima esecuzione italiana (Bologna, 1895). 

Doppio sipario, per una rappresentazione nella rappresentazione 

Nel richiamo ad espedienti metateatrali, quali il doppio sipario – ma la scena si apre anche con l'esecuzione di un frammento d'opera di fronte ad impresario e poeta, che come in Goethe discutono di teatro, con l'intervento di un manipolo di attori faceti in maschera - Faust rapsodia viene scandita da un acrobatico succedersi di tableaux che coinvolgono ogni meccanismo scenico possibile, con rapidi cambi a vista, in un continuo scomporre e ricomporre l'apparato visivo sotto un fluttuare di luci – fondamentale l'apporto del light designer Fabrizio Ballini – mentre scorrono davanti a noi figure d'ogni genere. 

Se già il compositore di Zwickau previde per ogni interprete più personaggi, nella sua drammaturgia Micheletti sdoppia in scena i panni di Faust fra l’attore Edoardo Siravo ed il baritono Vito Priante, e quelli di Mefistofele fra l’attore Roberto Latini ed il basso Riccardo Zanellato, affidando ad Elisa Balbo il diafano e trepidante ruolo sopranile di Margherita. Ma sarà anche l'inflessibile Cura che lo acceca. Ognuno a modo suo formidabile, espressivo interprete, nell'ambito d'una concentrata vigorosità. 

Una macchina teatrale perfettamente gestita 

La scena è spesso affollata, occupando palco, buca e platea, ma nulla è lasciato al caso. Seguendo un'ideazione drammaturgica ben solida, Micheletti gestisce ogni cosa con assiomatica abilità, proponendo due ore di intenso spettacolo in cui Inferi ed Empireo si oppongono in lotta.

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I ruoli cantati sono completati da Yulia Tkachenko (Marta/La Miseria), Erica Cortese (la Fame), Mariacarla Di Paolo (il Debito). Fra le parti parlanti Franco Magnone e Andrea Trica, che impersonano il Direttore ed il Poeta; Giuseppe Palasciano, Valentina Mandruzzato, Francesco Errico e Veronica Franzosi sono gli Attori Faceti; Ciro Masella, Wagner; Jacopo Monaldi Pagliari, Valentino; Lorenzo Tassiello, Brander; Michele Arcidiaco, Siebel; Luca Massaroli, Altmayer; Matteo Ippolito, Frosch; Francesca de Lorenzi, Maria Luisa Zaltron, Nartina Cicognani e Giorgia Massaro sono le Quattro Streghe; Ivan Merlo mima l'inquietante figura del Presagio, il pianista in frac è Davide Cavalli. E poi angeli, spiriti, lemuri...

L'orchestra, ruolo fondamentale 

Enorme importanza rivestono ovviamente le splendide musiche, affidate all'Orchestra Giovanile Cherubini e dal Coro Cherubini. Due validissime compagini amministrate con lievità di spirito e sapienza di gesto da Antonio Greco, attento e flessibile esegeta della eclettica partitura schumanniana. I costumi li dobbiamo a Laura Biagiotti; le scene, le curiose sculture movibili ed i video sono di Ezio Antonelli. 
Lo spettacolo è interamente disponibile in streaming sulla piattaforma on line del Ravenna Festival.

Visto il 03-10-2021
al Alighieri di Ravenna (RA)