Perché confrontarsi con il Faust, archetipo della letteratura occidentale, se non per il fascino che questa storia maledetta riesce sempre a trasmettere?
La base dello spettacolo è arcinota a tutti: un scienziato, Faustus, stanco degli studi tradizionali, decide di percorrere la via della Negromanzia e vende la sua anima al diavolo in cambio della sapienza universale.
Faust è l'uomo in cui la volontà si scontra con i limiti imposti alla condizione terrena. La possibilità di conoscenza è limitata, per quanto la mente sia capace di dilatarsi oltre l'immaginabile. Così la giusta sete di sapere si trasforma in diabolica ingordigia, orrifica perversione anche per l’anima più pura. La scienza che sembra liberare Faust dalle catene della mortalità e dei limiti umani, in realtà lo imprigiona in una gabbia infernale senza ritorno.
La vendita di una cosa inconsistente e irreale come la propria anima, sebbene fatta con totale consapevolezza, è la condanna a morte.
Il Faust marlowiano non è sicuramente un testo facile da rappresentare e da proporre al pubblico. Nonostante queste premesse, la messa in scena del regista Andrea Maria Brunetti supera la prova a pieni voti.
Bravi gli attori tutti, senza eccezioni e ruffianerie. Fabio Banfo e Paolo Andreoni spiccano per presenza scenica e intensità.
Piaciono anche l'allestimento e le musiche scelte.
Nello spettacolo succede l'imprevisto, l’inaspettato, anche una breve - quanto estemporanea - incursione tra il pubblico. Il che potrebbe portare fuori strada, invece
nello spettacolo il tutto rientra in un’attenta alchimia fatta di giusti equilibri.
Spesso nelle produzioni meno urlate, meno pubblicizzate, considerate minori, lo spettatore può assistere ad una magia: può sentire e percepire con tutto il proprio essere quanta passione ci sia in quello che succede davanti a lui. Non è più solo una piacevole serata passata in platea accanto ad altre persone. E’ come se ognuno fosse parte del palco, non può ignorare l’amore e il furore che arricchisce la piece di un elemento spesso altrove dimenticato: è Teatro vero.
2 aprile 2008, Teatro Arsenale, Milano
Visto il
al
Arsenale
di Milano
(MI)