Prosa
FAVOLA. C'ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA, E DICO C'ERA PERCHE ORA NON C'E' PIU'

Timi ed il teatro ritrovato

Timi ed il teatro ritrovato

È davvero difficile, nel teatro contemporaneo, riuscire a coniugare talento, divertimento, assenza di banalità e spettacolo, difficile ma non impossibile: basta entrare in una sala in cui si rappresenta la “Favola” portata in scena dall’istrionico Filippo Timi. Diventato una star del cinema, grazie a successi meritatissimi celebrati da critica e pubblico, come suol dirsi, Timi avrebbe potuto scegliere, per il suo ritorno sulle scene, la facile strada dell’One Man Show, riproponendo se stesso (ed il suo talento glielo avrebbe senz’altro consentito), sfruttando la sua popolarità e raccogliere gli allori di un successo annunciato. Invece ecco che arriva, da parte di quest’attore, un straordinaria lezione di lungimiranza scenica con la realizzazione di uno spettacolo che tutt’è tranne che scontato. In “Favola”, parabola comica del  dramma esistenziale femminile, egli veste i panni muliebri di Mrs Fairytale che con la sua amica Emerald (interpretata dalla bravissima Lucia Mascino) si incontra e scontra attraverso un confronto, anche fisico, in cui le loro vite apparentemente appagate, si sbriciolano e crollano per poi ricomporsi in una girandola di eventi incontrollabili. Sullo sfondo le presenze-assenze maschili, quelle dei due mariti delle donne, uno violento e lontano, l’altro distratto, fedigrafo ed omosessuale, e quelle dei tre gemelli,, tutti e tre interpretati dal bravo Luca Pignagnoli  , che incarnano i tre immaginari maschili di quegli anni, lo studente-figlio, il ballerino atletico e sessualmente ambiguo, ed il tenebroso idraulico, che ricorda il selvaggio Marlon Brando. Indebitata con Almodovar, Copi ed altri grandi esponenti della letteratura e del cinema “query”, “Favola” riecheggia suoni e rimanda ad immagini della cultura pop anni 50, filtrati attraverso il linguaggio “camp”, ovvero parodia postmoderna delle icone, in questo caso femminili, appartenenti al primo decennio dopo il secondo conflitto mondiale. Da Doris Day alla commedia musicale di Judy Garland, dalle dark ladies hitchicockiane all’eroine dannate di Tennessee Williams,   dai film melò americani alla fantascienza televisiva, Timi sciorina una serie di citazioni esilaranti che deflagrano in un colpo di scena imprevedibile, ma non troppo, in cui la sua funambolica forza interpretativa lo consacra come ultimo vero mattatore della scena Italiana contemporanea, sulla strada tracciata, in tempi ahinoi passati, da Paolo Poli e Luigi Proietti, da cui egli eredita eclettismo, trasformismo, ingegnoso uso del non sense ed elegante  gusto per la provocazione. Un esempio di vitalità di un teatro erroneamente creduto morto e la cui continuità viene invece garantita da veri artisti che riescono ancora a catturare un pubblico che quando gli si propongono novità interessanti, riesce a spegnere lo schermo televisivo ed ad applaudire e divertirsi con trascinante partecipazione.

Visto il 19-01-2012
al Bellini di Napoli (NA)