I Bang on a Can All-Stars sono una delle migliori formazioni dedite alla esplorazione degli angoli più remoti della musica classica contemporanea e delle sue interazioni con la sperimentazione, l’elettronica e il rock, fondata 25 anni fa da tre compositori contemporanei post-classici: David Lang, Julia Wolfe e Michael Gordon. L’ensemble è costituito da Ashley Bathgate al violoncello, Robert Black, al contrabbasso, Vicky Chow al piano, David Cossin alle percussioni, Mark Stewart alla chitarra e Ken Thomson al clarinetto e alla conduzione.
Nell'ambito della Biennale Musica, presso il Teatro alle Tese (Venezia) è stata presentata la loro ultima opera, Field recordings, un ambizioso progetto multimediale per il quale David Lang ha commissionato a 30 personaggi della scena artistica e musicale d’avanguardia, tra contemporanea, elettronica e rock, un brano basato sull’interazione tra suoni di strada, i Field recordings appunto, e la strumentazione di un ensemble cameristico: come dice lo stesso Lang "Abbiamo chiesto a compositori provenienti da diverse parti del mondo della musica di trovare una registrazione di qualcosa che esistesse già, una voce, un suono, un pezzo di vaga melodia e poi scrivere un nuovo pezzo intorno ad esso". A questa idea si associa l’elemento multimediale rappresentato da alcuni video che interagiscono a volte in maniera fondamentale con la musica, creando così una complessa struttura a più livelli.
Nella serata vengono presentate undici delle composizioni commissionate: quelle dei tre fondatori del gruppo, del multiforme Tyonday Braxton, del contrabbassista francese Florent Ghys, del violinista Todd Reynolds, del videoartista Christian Marclay, ben noto alla Biennale Arte per le sue originali proposte, del chitarrista dei National Bryce Dressner, sempre più impegnato nella scena classica, di Steve Reich indiscusso maestro del minimalismo, della giovane compositrice inglese Anna Clyne, in sottile equilibrio tra cameristica ed elettronica e del compositore islandese Jóhann Jóhannsson, che riesce a coniugare perfettamente minimalismo, elettronica e romanticismo.
Innumerevoli le suggestioni suscitate dalle musiche e dalla interazione con l’elemento visivo, per un programma variegato e caleidoscopico, tra suggestioni minimalistiche, folk, cameristiche, rock, jazz e contemporanee, che combina le musiche del passato e i suoni della strada, voci, rumori, melodie cantate da chissà chi, ad una struttura cameristica contemporanea rigorosa e precisa.
Si inizia con la composizione di Julia Wolfe, con una melodia tradizionale celtica di un cantante franco-canadese colta per strada, dove gli strumenti seguono fedelmente la voce arricchendola sempre di più, a cui segue quella di Florent Ghys, che prende la voce di John Cage da un suo diario poetico e la segue parola per parola replicando il ritmo vocale con chitarra e piano, con uno stile quasi progressive. La composizione di Michael Gordon invece parte da un omaggio minimalistico a Reich con un pezzo dove gli strumenti si inseguono in modo ricorsivo e ritmico, a cui segue uno dei momenti più originali del concerto, la composizione di Christian Marclay, che con grande inventiva prende vari spezzoni di film dove balenano un rumore, un pianoforte, una tromba, un urlo e dialogano con le musiche in libertà del sestetto, in un perfetto incastro che diventa unica sequenza audiovisiva. Il brano di David Lang ci riporta ad un momento meditativo dove rumori metallici creati in diretta da David Cossin con catene e tubi dialogano con una sinuosa e lenta melodia ricorsiva, così come nel pezzo di Jóhann Jóhannsson, dove la parte rumoristica è più discreta e si fonde con un tappeto sonoro oscuro di archi, fiati e delicate percussioni, condito da immagini statiche di una vecchia centrale elettrica. Esplosivo e caotico come suo solito il pezzo di Tyonday Braxton, eterno indeciso tra rock, sperimentazioni sonore e ritmi metronomici, partendo da registrazioni al casinò del Queens di New York, senza però mai arrivare a coagulare un tratto identificativo preciso, e si associa perfettamente con l’altrettanta esplosiva composizione di Todd Reynolds, che combina una melodia blues con roboanti voci di predicatori gospel fortemente ritmiche, per uno dei brani più aggressivi della serata.
L’omaggio al maestro del minimalismo Steve Reich riprende una sua composizione, “The Cave”, con avvolgenti suoni ambient, delicati e soffusi, sullo sfondo di brusii e passi tratti dall’opera. Altro perfetto esempio di connubio tra immagini e musica il pezzo di Bryce Dressner, che combina una poesia recitata in maniera molto teatrale dal poeta Charles Olson a un contrappunto pianistico e chitarristico a cui si sovrappone la delicata melodia del violino e del clarinetto, dove la musica non segue le parole ma le sottolinea e le evidenzia. Ultima in scaletta l’emozionate composizione di Anna Clyne che riprende una dolce s struggente melodia cantata da un anziano a Chicago e la unisce alle voci della strada e agli strumenti che accompagnano la voce con suoni morbidi e sospesi, seguita dall’inevitabile bis, una composizione del cantante art-rock Nick Zammuto, che combina un caleidoscopio vorticante di teste femminili nell’atto di pettinarsi o acconciarsi a suoni sincopati e ritmici in un crescendo sempre più incalzante.
Impeccabili e precisi tutti i musicisti, che eseguono in maniera perfetta e passionale le complesse e variegate partiture, per una serata originale e stimolante che unisce in maniera armonica suoni e mondi musicali distanti e apparentemente incompatibili.
Musica
FIELD RECORDINGS
Caleidoscopio musicale e visivo
Visto il
10-10-2016
al
Alle Tese
di Venezia
(VE)